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Mafia. Maxi blitz nel regno di Messina Denaro, 13 gli arresti: svelato asse Castellammare, Sciacca, New York


E’ in corso dall’alba di oggi un maxi blitz nel trapanese, regno del boss latitante Matteo Messina Denaro: 13 arresti

I carabinieri di Trapani nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo, stamattina hanno eseguito tredici arresti, tutti vicini a Matteo Messina Denaro. L’operazione ha visto impegnati oltre 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, anche unità cinofile per la ricerca di armi.

Tra gli arrestati c’è Francesco Domingo, ritenuto dagli inquirenti boss di Castellammare del Golfo e secondo i magistrati vicino al boss latitante. Domingo ha già subito diverse condanne, anche per associazione mafiosa. E, secondo quanto emerge dall’indagine, dopo ogni scarcerazione sarebbe tornato a guidare il mandamento mafioso di Castellammare del Golfo (Trapani).

Nell’ambito dell’operazione risulta indagato il sindaco di Castellammare del Golfo (Trapani), Nicola Rizzo, eletto nel 2018 con una lista civica di centrodestra. All’alba sono stati perquisiti il suo ufficio e la sua abitazione. Indagati anche due ex consiglieri comunali di Castellammare del Golfo.

I tredici arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Nell’ordinanza era inclusa una 14esima persona ma nel frattempo è deceduta. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni, tuttora in corso.

Le indagini, coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, “hanno permesso – dicono gli inquirenti – di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015″.

La famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 “e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò, successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere”. “La stessa sentenza con la quale venne all’epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie”, dicono ancora gli investigatori.

Secondo gli inquirenti Francesco Domingo in passato avrebbe organizzato un summit “poi effettivamente avvenuto”  fra Gaspare Spatuzza e il boss Matteo Messina Denaro. All’epoca entrambi erano latitanti, mentre Messina Denaro lo è tuttora. Nel corso dell’incontro – spiegano gli investigatori – sarebbero state assunte “le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese”. I militari poi aggiungono: “Le indagini dei carabinieri hanno dimostrato che, anche dopo aver scontato la lunga pena detentiva, Domingo, sin dalla sua scarcerazione aveva immediatamente riassunto il ruolo di capo famiglia e che disponeva di una nutrita schiera di accoliti”.

La carica rivestita da Tempesta – sempre secondo gli investigatori – era riconosciuta unanimemente anche dalle articolazioni di Cosa Nostra: “veniva infatti interessato da Francesco Virga, vertice del mandamento mafioso di Trapani, già tratto in arresto nell’operazione dei carabinieri Scrigno e oggi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa ed estorsione, per costringere, in concorso con l’arrestato Diego Angileri, un imprenditore agricolo castellammarese a cedere un vasto appezzamento di terreno che conduceva nelle contrade di Marsala”.

Dall’operazione dei carabinieri emerge un nuovo patto mafioso sigillato tra i boss del feudo del latitante Matteo Messina Denaro e gli affiliati residenti negli Stati Uniti.

Francesco Domingo è ritenuto dagli investigatori “come autorità di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi”, e “riconosciuto anche negli Stati Uniti d’America ove come noto si sono da tempo insediate e sviluppate ‘cellule’ di Cosa Nostra”.

Numerose sono state infatti le visite intercettate dalle microspie e telecamere dei carabinieri, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa nostra oltreoceano.

Ma i mafiosi americani, spiegano ancora gli investigatori “chiedevano anche a Domingo l’autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America”.

“Proprio con riferimento ai rapporti con Cosa nostra statunitense Domingo incontrava, riservatamente nell’estate del 2018, anche il boss di Sciacca (Agrigento) Accursio Dimino, poi arrestato nel novembre dello scorso anno, e successivamente i suoi emissari”, spiegano i carabinieri del Nucleo investigativo guidati dal tenente colonnello Antonio Merola.

Il 30 luglio 2018, si tenne un riunione importante a Castellammare del Golfo: da Sciacca arrivarono il capomafia Accursio Dimino e Sergio Gucciardi, proprietario di due bar a New York, dove sono installate slot machine; incontrarono un tale Stefano Turriciano, “originario di Castellammare –  scrivono gli investigatori – ma dimorante perlopiù negli Stati Uniti e dalle informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria, è stato controllato nel 2007 all’aeroporto di Palermo con Franco Salvatore Montagna, originario di Alcamo e fratello di Sal Montagna, affiliato alla famiglia newyorkese dei Bonanno e assassinato il 24 novembre 2011 a Montreal”.