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Sequestrati 5 impianti di distribuzione carburante: erogatori manomessi, 9 gli arrestati


Un maxi blitz è stato effettuato stamattina dalla Guardia di Finanza. Il bilancio è di nove persone arrestate di cui due in carcere e sette ai domiciliari, cinque distributori di carburanti sequestrati e 13 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

È accaduto a Palermo, le indagini sono state condotte dai finanzieri del gruppo del nucleo di polizia economico – finanziaria e coordinate dalla Procura della Repubblica, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Palermo. Sono state denunciare 43 persone, che secondo gli inquirenti sarebbero i membri di un’associazione a delinquere che si occupava del trasferimento fraudolento di valori, alla frode in commercio, alla frode fiscale e alla commissione di altri reati.

Sono finiti in carcere: Danilo Lazzarotto (36enne, di Bagheria) e Rosario Montagna (Palermo, anche lui 36). Mentre ai domiciliari: Cosimo Vernengo (42), Giorgio Vernengo (43), Natale Di Cristina (70), Carmelo Munzone (62), Filippo Tirendi (75), Alessandro Primo Tirendi (36) e Eugenio Barbarino (32). Contestualmente, i finanzieri hanno sequestrato cinque distributori stradali di carburante: in via Roccella 161, in via Leonardo da Vinci n. 392, in viale Campania, in corso Tukory n. 169 e in via Messina Marine n. 435.

Di seguito il comunicato della Guardia di Finanza.

“Le investigazioni hanno avuto origine da una verifica fiscale condotta nel 2013 nei confronti di uno dei distributori coinvolti. Durante le attività ispettive i finanzieri hanno scoperto che il sistema di misurazione delle quantità erogate era stato manomesso, così da far apparire di aver venduto un numero di litri superiore rispetto a quello effettivamente consegnato al cliente. Inoltre, nell’occasione è stata sequestrata molta documentazione, dal cui primo, sommario esame è maturata l’idea dell’esistenza di una vera e propria “centrale” dedita alla frode in commercio di carburanti, nonché alla frode fiscale”.

I successivi accertamenti hanno permesso di confermare l’esistenza di una associazione per delinquere che, attraverso una fittizia intestazione a prestanome (compiacenti) di una serie di distributori, ha realizzato una frode fiscale particolarmente consistente “se si pensa – dicono i finanzieri – che sono state emesse fatture per operazioni inesistenti per quasi 38 milioni di euro e, in conseguenza, è stato causato un danno allo Stato derivante dal mancato incasso di Iva per quasi 7 milioni di euro”.

“Verificata anche una evasione delle imposte (le “accise”) dovute su carburanti e lubrificanti per circa 2,5 milioni di euro, realizzata attraverso l’alterazione dei misuratori degli impianti di distribuzione, l’importazione illecita di olio lubrificante dall’Albania e la vendita di gasolio destinato al rifornimento delle navi (che è esente da accisa) come normale carburante per autotrazione.

“Le indagini hanno consentito di evidenziare l’interesse di Cosa nostra nel settore”, dicono dalla guardia di finanza. Pur non essendo stata formulata alcuna contestazione per reati connessi alla criminalità organizzata, è emerso il ruolo importante ricoperto da persone vicine all’associazione criminale, come Cosimo Vernengo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, che si è avvalso della collaborazione del fratello Giorgio nella gestione reale dei distributori di carburante e nell’ideazione e attuazione della frode”.

Infine secondo i finanzieri il sistema di concorrenza nel settore è “gravemente minato dalla presenza sul mercato di persone che, in forza dell’attività illecita, sono in grado di vendere prodotti a prezzi inferiori rispetto agli imprenditori onesti”.