Alla base di mille ricette, buone da mangiare anche da sole, facili da cucinare: le uova, croce e delizia di molti
Sode, strapazzate, in camicia, all’occhio di bue, le uova sono buone e nutrienti. Contengono proteine nobili associate a grassi (per il 45% saturi, per il resto mono e polinsaturi), sali minerali e vitamine, una specie di alimento perfetto. Eppure, poiché il tuorlo contiene parecchio colesterolo (circa 300 milligrammi), sono sempre finite sul banco degli imputati ed evitate da coloro che hanno problemi di ipercolesterolemia.
Colesterolo e metabolismo
Il metabolismo del colesterolo, però, è particolare: se ne introduci con la dieta, l’organismo ne produce di meno: in sostanza a cambiare è solo la fonte di approvvigionamento.
Il consumo di uova, insomma, non è sempre e comunque alla base di aumenti smisurati del colesterolo.
In diversi studi è emerso che il consumo di uova innalza maggiormente i valori di colesterolo HDL (il colesterolo buono), e solo in 3 persone su 10 questo consumo (da 1 a 3 uova al giorno) ha prodotto aumenti del colesterolo cattivo LDL.
Non si può dimenticare che il colesterolo è una molecola fondamentale nella produzione di ormoni come gli estrogeni, il cortisolo e il testosterone, importanti, a vari livelli, per diverse funzioni essenziali del nostro organismo. Infine è presente nella struttura della membrana cellulare, che rinforza.
Ricerche scientifiche in contrasto
Capita però che la ricerca, al posto di chiarire le idee, provochi ulteriore confusione tra i consumatori. Nel 2018, uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition sosteneva che il consumo di addirittura 12 uova a settimana per un intero anno non causava un aumento di rischio cardiovascolare. Poi, nel 2019, in uno studio della Northwestern University si affermava il contrario: anche soltanto tre-quattro uova a settimana provocano un aumento di rischio cardiovascolare dell’8% (e il rischio di morte del 6%).
Facciamo chiarezza
In realtà sono molti gli alimenti che andrebbero consumati con attenzione da chi teme il colesterolo, e molti di questi hanno proprietà nutrizionali meno nobili dell’uovo. Escludere dalla dieta le uova quando si mangiano, ad esempio, le carni rosse, il burro e i salumi non giova in alcun modo alla salute. Quello che conta è tenere sotto controllo i livelli di colesterolo seguendo una dieta sana ed equilibrata e praticare una regolare attività.
Secondo Enzo Spisni, docente di fisiologia della nutrizione dell’Università di Bologna, l’uovo non va demonizzato: “Oggi si sa che non è il colesterolo alimentare a far male; quel che conta è ridurne la sintesi da parte del fegato, e questo si ottiene seguendo una dieta equilibrata ricca di fibre e antiossidanti. Il colesterolo, inoltre, è dannoso in circolo soprattutto se è ossidato, e l’uovo è ricchissimo di carotenoidi che ne impediscono l’ossidazione”. Perciò le quattro uova a settimana, come suggerito per la dieta mediterranea, sono del tutto ragionevoli.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.