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Catania. Per l’autopsia la piccola Elena fu “uccisa con 11 coltellate, la morte non è stata immediata”

“Dalle anticipazioni del medico autoptico si può dire sin d’ora che i colpi sono stati inferti con un’arma compatibile con un coltello da cucina, non ancora trovato. E sono più di undici. Uno solo è stato letale perché ha reciso i vasi arteriosi dell’arteria succlavia, ma la morte non è stata immediata. Il decesso è intervenuto dopo più di un’ora dal pasto che la bimba aveva consumato a scuola intorno alle 13”

A dichiararlo è il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e la giudice delle indagini preliminari Daniela Monaco Crea ha convalidato il fermo per Martina Patti e disposto un’ordinanza di custodia cautelare in cella. 

La ricostruzione della procura della Repubblica e dei carabinieri del comando provinciale adesso si avvale anche delle risultanze dell’autopsia, in conseguenza delle quali la giudice delle indagini preliminari Daniela Monaco Crea, ha convalidato il fermo per Martina Patti e disposto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L‘arma del delitto non è stata ancora trovata e nel pomeriggio sarà eseguito un nuovo sopralluogo nell’abitazione alla ricerca del coltello.

Secondo gli inquirenti Martina Patti ha agito con lucida freddezza contro la figlia Elena Del Pozzo e l’ipotesi di un complice che abbia aiutato la donna a sotterrare la piccola sembra perdere consistenza. Gli inquirenti adesso vogliono ricostruire con precisione tutti i passaggi di questa drammatica storia, convinti che la confessione della madre abbia ancora molte zone d’ombra.

Il verbale redatto quel drammatico pomeriggio infatti è infarcito di “non ricordo” su tutte le fasi, ma con i dettagli emersi dall’autopsia ora appare più chiaro ricostruire la verità sul racconto che Martina Patti appena fatto: “Tornata da scuola, Elena ha voluto mangiare un budino, aveva già pranzato a scuola, poi ha guardato i cartoni animati dal mio cellulare. Io intanto stiravo, in serata dovevamo andare da un amico di famiglia per festeggiare l’onomastico insieme ai miei genitori e la bambina era contenta”. Parole impresse nel verbale che appaiono incompatibili con quelle di una madre che sta per uccidere la figlia. “Io ed Elena siamo uscite per andare a casa di mia madre, ma poi ho rimosso tutto, ricordo solo che siamo scese per le scale null’altro”.