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Corea del Sud pronta a mandare armi a Kiev, Medvedev: “Armi russe alla Nord Corea”

L’ex presidente russo usa la frase latina “quid pro quo”: se Seul manderà le sue armi a Kiev, Mosca inonderà di armi la già belligerante Pyongyang, che certamente non poteva chiedere scenario migliore

Soldati della Corea del Nord alla parata dello scorso 8 febbraio 2023

L’Ucraina trascinerà nel caos la penisola coreana, rischiando di riaprire un nuovo terrificante fronte? Potrebbe esserci questo rischio dopo le recentissime dichiarazioni di Seul sulla possibilità di estendere il suo sostegno all’Ucraina al di là degli aiuti umanitari ed economici nel caso di un attacco russo su larga scala.

In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Reuters il presidente sudcoreano, Yoon Suk Yeol, ha dichiarato: “Se c’è una situazione che la comunità internazionale non può tollerare, come un attacco su larga scala contro i civili, un massacro o una grave violazione delle leggi di guerra, potrebbe essere difficile per noi insistere solo sul sostegno umanitario o finanziario”.

Parole a cui ha immediatamente risposto il vicepresidente del consiglio di sicurezza ed ex Presidente russo Dmitri Medvedev: “Ce ne sono di nuovi disposti ad aiutare i nostri nemici. Il presidente sudcoreano Yun Sok-yeol ha affermato che, in linea di principio, Seul è pronta a fornire armi al regime di Kiev. Fino a poco tempo fa, i sudcoreani assicuravano che la possibilità di fornire armi letali a Kiev fosse completamente esclusa. Mi chiedo cosa diranno gli abitanti di questo Paese quando vedranno le ultime armi russe dei nostri partner della Corea del Nord. Quello che si chiama quid pro quo”.

Insomma, l’avvertimento da Mosca è chiaro: Seul non diventi apertamente nemica – così come sono considerati gli altri Paesi che foniscono armi a Kiev – o ci sarà il via libera a Pyongyang con le armi russe. Uno scenario che si preannuncia complicato e potenzialmente drammatico non solo per la Sud Corea, ma anche e sopratutto per gli USA che in Asia già tentano di far fronte alla delicata questione di Taiwan.