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EDITORIALE. Stravince il No al Referendum: Adesso si fanno i conti in politica


“Il risultato del referendum in Sicilia non è solo la bocciatura del governo Renzi, ma, soprattutto, del suo maggiore sponsor nell’isola: il governo del PD e di Rosario Crocetta. Adesso dimissioni e parola ai cittadini, c’è da rimettere una Sicilia al lavoro e non può farlo chi ha perso in maniera così sonora.”

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E’ un Movimento 5 Stelle al più netto attacco, quello che esce forte e compatto dalla tornata referendaria di ieri in cui i grandi sconfitti non sono soltanto Renzi ed il suo PD, ma a cascata, tutta la linea di comando, da Faraone a Ferrandelli (teoricamente futuro candidato a sindaco di Palermo) al Governatore – già non particolarmente vincente – Rosario Crocetta, fino poi ad arrivare agli esponenti locali del PD come il presidente cittadino Filippo Marciante che si dichiara, malgrado tutto, “privo di rimorsi”, insieme al consigliere comunale Gioacchino Settecasi, che ammette che la “sconfitta è stata eclatante a Sciacca”.

E a questo punto già ci sono rumori attorno alla sedia di Michele Catanzaro, impostosi nuovo leader del PD saccense, contro la candidata dell’ala di sinistra del partito, Tiziana Russo. Tiziana Russo che è stata tra le protagoniste del Comitato Saccense per il No, a fianco di Carmelo Burgio, figura sicuramente carismatica che a questo punto non è impensabile che possa aspirare ad un attivo ruolo politico nel prossimo futuro.

Ma il Movimento 5 Stelle, con il Capogruppo all’Assemblea Regionale Siciliana Matteo Mangiacavallo da noi interpellato, non ha la minima intenzione di stare a guardare, soprattutto dalla posizione evidentemente vincente e coesa con cui i 5Stelle saccensi escono da questo plebiscito per il NO. “Hanno vinto i cittadini, – dice Mangiacavallo – ha vinto la partecipazione popolare, ha vinto la nostra Costituzione. La vittoria del NO ha un sapore particolare. Di fronte ad una campagna mediatica e informativa “di regime” senza precedenti. Il M5S era schierato dalla parte giusta, avverso un’accozzaglia di poteri forti, e ha portato avanti una campagna elettorale dura, autofinanziata come sempre, contro tutto e contro tutti.”

“È un risultato schiacciante, una bocciatura del governo Renzi ma anche del governo Crocetta e dei renziani al governo della nostra Sicilia. A Sciacca e in tutta la provincia di Agrigento è arrivata anche una sonora risposta ad Alfano e ai suoi rappresentanti presenti sul territorio. Certi numeri non lasciano spazio a dubbi e scrivono la parola fine alla loro esperienza politica sperando che facciano le valigie al più presto. I saccensi si sono distinti ancora una volta e, ancor di più mi fanno sentire orgoglioso di essere anche un loro portavoce all’interno delle Istituzioni.

È un buon viatico verso il cambiamento, quello vero, – suggerisce Mangiacavallo ammiccando alle prossime amministrative saccensi – e noi del Movimento 5 Stelle siamo pronti a governare, se i cittadini vorranno metterci alla prova”.

A destra si va invece un po’ in ordine sparso, con Patto per Sciacca dei consiglieri Turturici e Monteleone esprime soddisfazione per l’esito del referendum costituzionale e per il risultato straordinario che c’è stato a Sciacca, con il NO che si attesta attorno al 70%. Ponendo attenzione nel dire poi che “la nostra città deve seguire con estrema attenzione questa delicata fase”, anche in proposito dei tempi del richiesto Stato d’emergenza. Analoga presa di posizione dagli ex amici di partito di Forza Italia che esprimono un sincero “senso di gratitudine a tutti i cittadini”. Dal portavoce provinciale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Giuseppe Ciulla, si dice invece più marcatamente che “la provincia di Agrigento  ha voluto lanciare un forte segnale alla classe politica locale”.

Un segnale alla politica locale di Angelino Alfano e del suo NCD, dei vari Fontana e Marinello, ma anche del sindaco di Sciacca Fabrizio Di Paola. Un NCD ammaccato, quasi umiliato quello che esce da questo referendum dove ha votato No il 70,3% degli agrigentini, per il Sì appena il 29,7%. Un NCD che forse conscio della caporetto imminente, onestamente, non ci ha nemmeno provato a far una forte propaganda per il Si – visita del ministro Lorenzin e relative promesse a parte, ma forse questo era solo per alzare il morale alla truppa -, probabilmente nello stesso NCD agrigentino si è temuto che la già non florida situazione elettorale in cui versa il partito di Alfano sarebbe potuta peggiorare se fosse stato troppo marcato l’impegno in una battaglia referendaria il cui esito era chiaro già dall’inizio.

Intanto a tutto ciò, si aggiungono le prese di posizione delle varie associazioni, sindacati e personaggi in cerca d’autore; ma è evidente che da oggi si cambia marcia.