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Flop Formazione per ex Reddito cittadinanza: Uno su due non ha ricevuto il sussidio e non troverà un impiego

Il Supporto formazione e lavoro (Sfl), l’indennità promessa dal governo Meloni agli ex percettori del Reddito di cittadinanza che seguono corsi o servizi di orientamento, più che un flop, è una presa in giro

A dirlo è un dirigente Anpal, l’Agenzia per le politiche attive del ministero del Lavoro, che senza mezzi termini afferma che ai primi di dicembre la misura ha gravi ritardi nel funzionamento ed inoltre tra le domande accolte, una su due non ha ancora ricevuto il sussidio. E non è tutto, nella maggioranza dei casi infatti, la formazione così come pensata, non darà ai beneficiari alcuna possibilità di trovare un lavoro. Una misura che oltre ad illudere centinaia di migliaia di poveri, rischia di bruciare i fondi europei del Pnrr.

I numeri – come riporta il Fatto Quotidiano – che certificano quanto affermato, nonostante la linea della ministra Marina Calderone di negare l’evidenza e nascondere i dati, sono saltati fuori durante un webinar organizzato il 19 e 20 dicembre dal ministero e riservato agli addetti ai lavori. Tra i relatori c’era Stefano Raia, dirigente Anpal che coordina la rete dei servizi per il lavoro, che ha spiegato il Sfl da 350 euro al mese, per un massimo di 12 non rinnovabili, destinato agli “occupabili”: persone in povertà (Isee sotto i 6.000 euro) senza minori, over 60, disabili o fragili nel nucleo famigliare.

Le domande presentate dal primo settembre, sono state 130 mila, ma oggi, riferisce Raia, “i beneficiari ammessi sono 44 mila. Di questi, il 50% sta percependo il beneficio”. Gli altri non ricevono alcun aiuto da mesi, molti sono già sotto sfratto. Che male c’è? Del resto, ha detto Calderone il 1º dicembre, “non si fa la formazione per avere il sussidio. Si fa la formazione per accrescere le proprie competenze”, ma secodno Anpal, la formazionela stanno facendo in pochi e spesso inutilmente. Raia è chiaro: “L’attività più erogata è l’orientamento individuale o di gruppo: simulazione di colloqui, bilancio di competenze, laboratori sulla ricerca di lavoro”.

Per Raia sono “misure leggere, che non garantiscono in termini di esito l’identificazione della propria visibilità da parte della persona all’interno del mercato del lavoro”. Di fatto non danno alcuna vantaggio. “Il 60% delle persone – aggiunge – hanno necessità di riqualificazione lunga, almeno 600 ore di formazione”. Al contrario, “in questo momento la formazione lunga viene esperita per numeri non particolarmente rilevanti nel nostro Paese”, ammette. Perché? “I cataloghi formativi sono rigidi, i tempi della loro attivazione difficilmente guidabili dall’alto, le aule devono essere piene prima di partire: tutte tematiche con le quali la misura si sta scontrando”.

È evidente che senza una formazione adeguata, gli “occupabili” sono tali soltanto a parole e scaduti i 12 mesi del Sfl, i beneficiari diventeranno un’altra volta semplici disoccupati, poveri e senza più alcun sostegno. Raia avverte: “Il rafforzamento necessario dei servizi per l’impiego dovrà già preventivamente essere connesso con l’attività formativa, sennò la proposta dovrà curvare verso orientamento e accompagnamento al lavoro”. Tradotto: a oggi c’è ben poco da offrire alla platea del Sfl. E sarà lo stesso per la parte “occupabile” di chi prenderà l’Assegno di inclusione (Adi).

Ma c’è di più, adeguata o no, la formazione va comunque pagata ai privati che la erogano. Significa che stiamo buttando i soldi chiesti in prestito all’Europa, che ci ha dato 4,4 miliardi da spendere entro il 2025 nel progetto Gol, ambizioso acronimo di “Garanzia occupabilità lavoratori”. Stando alle parole di Raia, però, la maggior parte dei servizi attualmente erogati “non garantisce una continuità tale da poter immaginare un’attivazione” della persona. Altro che occupabilità.