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G7 approva price cap su petrolio russo ma per il Capital Economics Mosca avrà poche conseguenze

I ministri delle Finanze del G7 annunciano l’accordo per imporre un price cap sul petrolio russo. Poche ore dopo Gazprom fa sapere che ha “Trovato nuovo guasto e il Nord Stream resterà fermo a tempo indefinito”. Per il Capital Economics, il price cap avrà poche conseguenze per la Russia


Un braccio di ferro tra l’Europa e la Russia che secondo il Capital Economics, tra i più autorevoli giornali di economia, avrà poche conseguenze per la Russia ma che rischia di mandare in aria diverse aziende europee che per produrre hanno bisogno di tanta energia.

Ma vediamo la sequenza della giornata di ieri. I ministri delle Finanze europee erano al G7 in riunione virtuale, al termine della quale hanno comunicato che si attuerà “urgentemente” un tetto al prezzo del petrolio russo e che incoraggia una “ampia coalizione” di Paesi a partecipare all’iniziativa, volta a limitare la capacità di Mosca di finanziare il conflitto in Ucraina.

È chiaro che i vari Paesi Europei dovranno approvare la decisione, cosa non semplice, visto le dichiarazioni di alcuni tra cui Francia Germania e Ungheria. Ma tanto è bastato per mettere in moto quella che agli occhi di molti osservatori appare come una ritorsione.

Poco dopo  la diffusione della notizia infatti, arriva un altro annuncio, questa volta da parte di Gazprom: “Durante i lavori di manutenzione è stata rilevata una perdita d’olio” e a seguire il portavoce del Cremlino avverte i ministri del G7: “Un tetto al prezzo del petrolio russo destabilizzerà il mercato”. Coincidenze? Forse, ma considerando che Vladimir Putin in persona aveva minacciato di chiudere i rubinetti in caso di approvazione del price cap, i dubbi sono d’obbligo.

Con il blocco del Nord Stream, i Paesi europei, compresa l’Italia, saranno costretti a razionare gli stoccaggi che da soli infatti non bastano e tutti si preparano all’emergenza, che come annunciato sarà incentrata su più risparmi e un tetto ai ricavi delle società energetiche. Ma basterà? Vedremo, con l’inverno alle porte infatti, il rischio concreto di un’interruzione delle produzioni per le aziende più energivore potrebbe diventare una realtà.

L’Europa dunque potrebbe avere conseguenze assai negative per la sua economia e lo scopo prefissato di questa operazione di limitare la capacità di Mosca di finanziare il conflitto in Ucraina, secondo molti analisti non sarà raggiunto, anzi.

A fare i conti in tasca a tutti è il Capital Economics, che in un articolo a firma dell’analista Liam Peach e pubblicata da Bloomberg News, sostiene che per Russia lo stop dell’Ue, avrà poche conseguenze: la Russia può permettersi di chiudere i rubinetti del gas all’Europa anche per un anno.

“Il conto economico russo – secondo il Capital Economics – è abbastanza forte da consentire a Mosca di mantenere le spedizioni di gas al 20% rispetto alla normalità per almeno tre anni. La Russia – sostiene Peach – potrebbe gestire il taglio completo del gas per “poco più di un anno senza conseguenze negative per la sua economia”.

“L’impennata dei prezzi del gas sta compensando il calo dei volumi: il prezzo del gas russo in Europa quest’anno è in media sette volte superiore ai livelli del 2016-2019. I ricavi delle esportazioni di gas – continua l’analista – sono stati di 25 miliardi di dollari al trimestre nei primi sei mesi del 2022 e potrebbero rimanere a quel livello anche se la Russia mantenesse i flussi verso l’Europa al 20% rispetto ai livelli normali. La Russia potrebbe ridurre le esportazioni di gas verso l’Europa del 10% rispetto ai livelli normali e continuare a guadagnare circa 20 miliardi di dollari al trimestre se i prezzi rimarranno elevati”.

Peach, infine conclude: “Il calo dell’export avrebbe un impatto fiscale modesto; tagliandolo a zero per 12 mesi Mosca ridurrebbe le entrate di bilancio dello 0,3% del Pil all’anno. Inoltre, le vendite di petrolio a circa 80 dollari al barile ad acquirenti non Ue manterrebbero l’avanzo delle partite correnti al di sopra del 5% del Pil fino al 2025″.