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Il governo Conte lavora per cancellare i decreti sicurezza voluti da Salvini: Zingaretti e Lamorgese d’accordo


Il PD vuole cancellare i decreti sicurezza voluti dall’ex ministro Matteo Salvini e la tematica potrebbe essere già trattata nel conclave che la prossima settimana i dem terranno a Rieti, oltre ad essere inserita nel rilancio dell’agenda programmatica del governo

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il segretario del PD Nicola Zingaretti, sarebbero già d’accordo sulle modifiche da apportare ai decreti sicurezza voluti da Salvini, per renderli “inoffensivi”. Ed in tal senso, la revisione dei due decreti Salvini, almeno nella parte che riguarda i migranti e sicurezza, saranno al centro della verifica di governo per il rilancio dell’agenda programmatica. Inoltre tra una settimana a Rieti dovrebbe tenersi il conclave del Pd che servirà a preparare il vertice di governo e nel quale il tema decreti potrebbe essere all’ordine del giorno.

Il segretario Nicola Zingaretti per il rilancio del suo partito, non particolarmente brillante secondo gli ultimi sondaggi, punta proprio su questo tema, tanto che poco prima di Natale, ha dichiarato: “Sui decreti sicurezza vanno assunti i rilievi del presidente della Repubblica, è indecente che chi salva una vita umana debba pagare una multa”. La conferma di questa ferma volontà è arrivata ieri sera. Il segretario dem ospite da Lilli Gruber, su La7 nel programma Otto e mezzo, tra i tanti punti trattati ha ribadito la volontà di modificare i decreti sicurezza.

Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, secondo la quale i testi di modifica sarebbero già pronti, tanto che martedì scorso il suo vice, il dem Matteo Mauri, in una intervista rilasciata a Repubblica, ha confermato che il governo sta lavorando a una “revisione consistente”.

La parola finale comunque come logico spetterà al premier Giuseppe Conte, che in occasione della conferenza stampa di fine anno, ha già annunciato che le revisioni dei due decreti saranno al centro dell’agenda di governo, precisando però che: “vanno depurati da condizioni che io stesso ritengo inaccettabili”. Significa che metterà dei limiti alle modifiche? Vedremo.

Tutte queste dichiarazioni, da parole però sono diventate già fatti, la deputata Giuditta Pini del PD infatti, lo scorso 24 ottobre ha presentato in Parlamento una proposta di legge che mira ad abrogare le parti più controverse del primo decreto Sicurezza e del decreto Sicurezza bis. Poi la proposta di legge il 22 dicembre scorso, è stata assegnata alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio, in sede referente. Appare evidente che dopo avere risolto le questioni più urgenti, tra le quali l’esame del decreto Milleproroghe, il governo passerà ad analizzare questo testo.

La Lega ovviamente non ci sta e Matteo Salvini è già sulle barricate, dichiarando che è pronto a mettersi di traverso in qualunque modo “dentro e fuori il Parlamento”.

Ma vediamo nel dettaglio cosa cambierebbe se la proposta di legge del Pd venisse approvata. Il testo Pini punta ad abrogare principalmente i tre articoli del primo decreto Sicurezza, entrato in vigore ad ottobre 2018 e convertito in legge nel dicembre dello stesso anno.

Innanzitutto, si dispone la cancellazione del Capo I relativo alle “Disposizioni urgenti in materia di disciplina di casi speciali di permesso di soggiorno per motivi umanitari e di contrasto all’immigrazione illegale”; del Capo II inerente “Disposizioni in materia di protezione internazionale” e del Capo III sulle Disposizioni in materia di cittadinanza.

Quanto al decreto Sicurezza bis, la proposta Pini va ad incidere sulla parte relative alle Ong, ma anche sui poteri affidati al Viminale. In questo caso la ‘scure’ si abbatterebbe su quattro articoli (1,2,3 e 3 bis) del Capo I. E precisamente, per quel che riguarda l’articolo 1 – tra gli architravi del provvedimento salviniano, al centro di dure polemiche anche all’interno dell’allora maggioranza Lega-M5s – il testo dem mira a eliminare i nuovi poteri, se pur mitigati, in capo al titolare del Viminale: “Il ministro dell’Interno nell’esercizio delle funzioni di coordinamento e nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia, può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica”, recita l’articolo da abrogare.

“Il provvedimento è adottato di concerto con il ministro della difesa e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il Presidente del Consiglio dei ministri”. In sostanza, sono le norme che hanno consentito a Salvini di impedire l’ingresso e lo sbarco di navi con a bordo migranti salvati in mare.

Il testo dem mira ad abrogare anche l’articolo 2, quello che riguarda le Ong e le multe ‘salate’ alle navi che violano il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane: “Salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, il comandante della nave è tenuto ad osservare la normativa internazionale e i divieti e le limitazioni. In caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, notificato al comandante e, ove possibile, all’armatore e al proprietario della nave, si applica a ciascuno di essi, salve le sanzioni penali quando il fatto costituisce reato, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000”. Non solo, l’articolo introduce anche la confisca della nave.

Infine, il testo Pini mira ad abrogare un altro caposaldo del decreto bis: il delitto di resistenza il capo al capitano della Ong (“delitto di resistenza o di violenza contro una nave da guerra, previsto dall’articolo 1100 del codice della navigazione”)”.