⦿ Ultim'ora

La missione europea a Tunisi per Meloni è un“successo” ma il presidente Saied dice no a rimpatri e riforme

Dal governo gridano “all’enorme successo diplomatico dell’Italia e della Ue”, ma l’impressione è che il presidente Saied abbia concesso nulla o quasi

Questo di fatto è risultato ottenuto dalla delegazioni Europea a Tunisi, composta da due premier, Meloni e Rutte e dalla presidente von der Leyen che ieri sono andati a Tunisi per convincere il presidente Saied a riprendersi i migranti.  La delegazione ha promesso accordi commerciali e soldi, di cui 150 milioni subito, in cambio di riforme costituzionali e gestione dei flussi migratori.

I tre rappresentati europei partivano dall’accordo sull’immigrazione raggiunto giovedì scorso a Bruxelles dai 27 ministri, già zoppicante perché Polonia, Ungheria hanno votato contro, oltre ad altri quattro paesi, Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria, che si sono astenuti. Il piano punta sulla redistribuzione obbligatoria secondo quote predefinite in ciascun paese Ue, infligge un “contributo” di 20 mila per ogni migrante rifiutato, che Orban, giustamente ha definito una sanzione. Questi soldi andranno in un fondo europeo destinato ai paesi terzi di transito e di origine. Ed ancora, possibili i rimpatri nei paesi terzi dove ci sono garanzie di rispetto dei diritti civili; obbligo di sbrigare in sei mesi tutte le procedure per i permessi di soggiorno e asilo.

Sulla carta tutto bene o quasi, ma già la Tunisia, che nei piani del governo italiano doveva essere il primo paese dove rimpatriare gli arrivi visto che partono quasi tutti da lì, su questo punto ha detto no. Il presidente Saied ha spiegato chiaramente che la Tunisia non ci pensa nemmeno a riprendersi i migranti, perché il suo paese non ha né le strutture e i mezzi sia per farli partire che per trattenerli una volta rimpatriati.

Un no secco dunque, ma in realtà non è così, come Erdogan insegna è solo una questione di soldi, il premier turco, dietro lauto compenso tiene i confini sigillati, ma se i soldi dell’Europa non arrivano fa partire migliaia di clandestini a promemoria. Il problema dunque sono i soldi. Il Team Europeo ieri mattina, arrivato al palazzo presidenziale di Cartagine, ha offerto al presidente Saied un piano in cinque punti tra cui un memorandum d’intesa da approvare entro la fine di giugno e 150 milioni subito per le casse del governo per rilanciare la partnership bilaterale. Ma il grosso dei fondi, quello che permetterebbe alla Tunisia di evitare il collasso finanziario, di 1,9 miliardi di assistenza macrofinanziaria, dovrebbero arrivare dal Fondo monetario internazionale, ai quali ad accordo raggiunto si aggiungerebbero altri 900 milioni di prestiti da parte dell’Ue.

I soldi dunque ci sarebbero, solo che il memorandum, per erogarli prevede che il governo di Tunisi faccia delle riforme costituzionali i favore di “Libertà e diritti”, riforme che Saied, non ne vuole sapere di accettare. Su questo punto fino ad oggi tra Tunisi e il resto del mondo c’è “chiusura totale”.

Di fatto il problema è sempre lo stesso, l’Occidente vuole imporre le sue leggi, il suo modo di pensare e il suo stile di vita, a Paesi che hanno tradizioni millenarie diverse, dove la popolazione vive in maniera diversa e non  accetterà mai imposizioni di questo genere. Le nazioni possono cambiare e progredire, ma sono processi che richiedono centinaia di anni e svariati cambi di generazioni. Come finirà? Erdogan ha già dato la risposta.