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Niente accordo su nuove sanzioni a Russia, veto dell’Ungheria su petrolio e No dell’Austria dell’Ucraina nella Ue

L’Europa si spacca sulla proposta di Ursula von der Leyen sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia: l’Ungheria annuncia il “Veto all’embargo al petrolio”, Slovacchia e Bulgaria chiedono una deroga e l’Austria dice no all’ingresso dell’Ucraina nella Ue per i prossimi 5 o 10 anni


Quella di ieri per l’Unione Europea non è stata un giornata “semplice”, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento in plenaria al Parlamento europeo, ha proposto con forte enfasi, il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, chiedendo ai Paesi membri coesione e voto unanime, senza il quale la proposta non può essere approvata. “Ci assicuriamo di eliminare gradualmente il petrolio russo in modo ordinato, – ha detto von der Leyen – in modo da consentire a noi e ai nostri partner di garantire rotte di approvvigionamento alternative e ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali. Questo è il motivo per cui elimineremo gradualmente la fornitura russa di petrolio greggio entro sei mesi e di prodotti raffinati entro la fine dell’anno”. E per fare capire meglio il fine ha aggiunto: “Pertanto, massimizziamo la pressione sulla Russia, riducendo allo stesso tempo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perché per aiutare l’Ucraina, la nostra stessa economia deve rimanere forte”.

Ma la “coesione e voto unanime” chiesto è venuto a mancare immediatamente dopo. L’Ungheria tramite il portavoce del governo Zoltan Kovacs, ha annunciato che metterà il veto all’embargo sul petrolio russo contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea. Zoltan Kovacs ha definito la proposta “inaccettabile” e alla domanda di un giornalista della Bbc che gli ha chiesto se il suo Paese eserciterà il diritto di veto, il portavoce ha replicato: “Sì….Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue, la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri”.

Secondo Kovacs infatti, l’Ue “Sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, va contro possibilità che sia fattibile e che se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese”.

A minare la coesione chiesta è arrivata anche la richiesta della Bulgaria di una deroga sull’embargo del petrolio russo, come annunciato dal vice premier e ministro delle Finanze bulgaro, Assen Vassilev, in un’intervista al quotidiano Capital. “La Bulgaria può tecnologicamente fare a meno del petrolio russo, – ha spiegato Assen Vassilev – ma ciò aumenterebbe notevolmente il costo del carburante. Da questo punto di vista, se la Commissione europea prevede eccezioni, vorremmo approfittare di queste eccezioni, poiché ciò è nel migliore interesse dei consumatori bulgari, dei trasportatori bulgari e del popolo bulgaro nel suo insieme” Il vice premier infine ha aggiunto: “Se c’è una ferma posizione europea ‘fermiamo tutto per tutti’, è una cosa. Ma se ci sono eccezioni, eserciteremo il nostro diritto di utilizzare la stessa eccezione”.

Anche la Slovacchia è sulla stessa posizione della Bulgaria ed ha già fatto richiesta di una deroga sull’embargo del petrolio russo per almeno un anno.

Dura la reazione di Kiev alla notizia di “veti e deroghe” all’embargo al petrolio russo:chi si oppone è complice dei crimini di mosca”. A parlare il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba:Se un Paese in Europa continua a opporsi all’embargo sul petrolio russo, ci saranno tutte le ragioni per dire che questo Paese è complice dei crimini che la Russia sta commettendo in territorio ucraino”. Ed ancora: “Ci troviamo davanti a una situazione assurda. La Ue sta sostenendo l’Ucraina con una mano, fornendo assistenza finanziaria, imponendo varie sanzioni alla Russia, mobilitando risorse per fornire armi all’Ucraina e allo stesso tempo continuando a pagare la Russia per il gas e il petrolio, alimentando così la sua macchina militare con miliardi di euro”.

Ma la giornata “tumultuosa” dell’Unione Europea, ha avuto un ulteriore colpo di scena: L’Austria, ha detto No all’ingresso dell’Ucraina nella Ue per i prossimi 5 o 10 anni. “L’Ucraina non deve poter contare su una procedura accelerata per entrare nell’Unione Europea”. Lo ha dichiarato – secondo quanto riporta Euractiv – il ministro austriaco per gli Affari Europei, Karoline Edstadler che ha aggiunto: “Sarebbe un lungo processo di adeguamento, che di sicuro non può essere concluso nei prossimi cinque o dieci anni, – ha affermato il ministro – alcuni Stati dei Balcani occidentali hanno atteso decenni per il passo successivo, non ci può essere una procedura accelerata per l’Ucraina”.

Al momento dunque c’è una situazione di stallo che non è certo quello che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e Il presidente degli Stati Uniti Biden si aspettavano e volevano.