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Palermo. Conclusi i lavori della Conferenza Nazionale della Fijet sulla “Dieta mediterranea UNESCO”

Con l’intervento di Roberto Lagalla, già rettore dell’Università di Palermo e assessore alla sanità e pubblica istruzione e formazione si sono conclusi al Garibaldi di Palermo i lavori della Conferenza Nazionale della Fijet sulla “Dieta mediterranea UNESCO” coordinati dal giornalista-scrittore Mario Liberto

Dopo il saluto del giornalista Giorgio Fiammella, presidente dell’Associazione Culturale Kermesse, al folto pubblico è stato sottoposto un tema di grande rilievo per il turismo siciliano, ma di fondamentale rilievo culturale e sociale per tutta l’area del mediterraneo.

Al giornalista Giacomo Glaviano, presidente Fijet Italia, è toccato l’onere della presentazione, con un’analisi della situazione generale del turismo in Sicilia, delle prospettive, delle realizzazioni e delle ipotesi di sviluppo.

In questa vasta tematica che coinvolge in primo grado l’Assessorato al Turismo e all’identità culturale Glaviano ha analizzato le possibilità che in questo clima di apertura al turismo si prospettano in immediato e in futuro e ha indicato le strade che la Regione dovrebbe porsi come prioritarie per sanare il gap, stroncato certo dall’epidemia, ma nella sua conduzione poco sfruttato nelle sue potenzialità strutturali e sociali. L’invito, infine, è stato agli enti tutori ed organizzativi della Regione siciliana ad attivarsi con maggiore impegno e visione allargata alle prospettive che la nostra posizione al centro del Mediterraneo ci offrono.

La questione, diciamo la formulazione, è ormai divenuta uno slogan universale, divulgato come atto di fede nella globalità della società moderna, una verità assiomatica, un credo di fede, che non ha bisogno di dimostrazione. Perciò essenziale e necessaria nell’introduzione a questo tema divulgato senza dimostrazione occorreva l’impianto e la proposizione, la spiegazione di una simile verità incontrovertibile della vasta esperienza nel campo di Rita Cedrini, con una esperienza che oggi rappresenta le conoscenze e le istanze dell’antropologia e ne è il soggetto promotore nelle varie branche, scienza essenziale per capire come certi fenomeni diventino globali.

L’esperta cultrice, presentata la risoluzione internazionale che ne ha certificato la validità, non ha omesso di esplorare la tematica del turismo e soprattutto puntualizzare la sua caduta e mercificazione che, nel confronto con realtà del Nord e degli Scrovegni nella linea del consumismo generale non risparmia neppure l’utilizzo dei tesori culturali e li riduce ad oggetto di “consumo”. Esemplare il “consumo” della Cappella Palatina e dei preziosi mosaici. Non sono mancati i rilievi sul concetto associato ai beni culturali di “identità siciliana” e sulla sua specificità in ambito nazionale.

Ad occuparsi in modo più diretto della questione della “dieta” e nello specifico della “mediterranea Unesco” è stato il prof. Giovanni Ruggeri con piglio universitario e scientifico, a cominciare dal concetto stesso di “dieta”, per approdare al clou della narrazione antichissima dello straniero che giunge in Calabria e si pone il solenne e grave interrogativo della longevità dei cittadini di un paesetto.

L’indagine allargata alla regione e ad altri paesi ha prodotto questa formulazione generica ed improbabile che si è estesa a tanti altri paesi rivieraschi, dalla Sardegna al Marocco, alle rive della Spagna e del Portogallo, fino alle regioni orientali slave. Essa vuole identificare forme e scelte di vitto, che in effetti si esplicano in uno stile di vita che riguarda tante componenti pratiche ma anche di comportamento.

L’analisi è approdata al concetto di “patrimonio immateriale” da proteggere, dopo gli adeguati accertamenti e rigide norme di protocollo, da controllare sempre. Il risultato di queste perizie tecniche, barriere da non omettere, conduce alla definizione di bene comune di tutta l’umanità da trasmettere intatto e per sempre a tutti i cittadini del cosmo che ne diventano proprietari.

Le conclusioni del ex-magnifico Rettore Lagalla non potevano che inserirsi in questo contesto di esplicazione, progettazione e promozione del nostro ricchissimo patrimonio che non ha eguali nel mondo. Perciò il tema del turismo è parte integrante del progresso delle iniziative volte a potenziare le attività locali, turistiche ed alberghiere, ma anche a consolidare la conoscenza di questo immenso patrimonio nelle traiettorie del turismo internazionale.

È auspicabile che questa progettualità abbia maggior fortuna, ma soprattutto l’impegno nella attuazione di sinergie e di ampliamento di opportunità.
Dalla fondazione della Repubblica è stata posta come prospettiva economica e industriale dell’isola la sua “vocazione” turistica, escludendo come dalla fine del 1800 la Sicilia da ogni attività industriale (con le eccezioni di quelle estremamente inquinanti della parte più bella dell’isola, Siracusa, da Augusta a Priolo a Melilli).

Più di 75 anni siamo vissuti con questa promessa. Eppure il sistema viario è rimasto a quegli anni, una linea ferroviaria singola in tutta l’Isola, cosa unica e rara per celeri comunicazioni. La conduzione delle poche autostrade è a tutti nota, come i collegamenti marittimi. La Galla ha messo in primo piano anche le remore delle società aeree e la questione dei collegamenti internazionali, ha dato l’input per un piano di recupero e di promozione del turismo.

Per quello che potrà fare come sindaco di Palermo, davanti ad una Regione che si limita a qualche spot televisivo. È sperabile che la ristrutturazione del porto, trasformato in hub da società di grido e di monopolio crocieristico, possano dare respiro al turismo, anche se si tratterà del “mordi e fuggi”.

A proposito del tema affrontato in questa conferenza le questioni della ristorazione sono precarie e affidate all’iniziativa personale. In questo il suggerimento di coinvolgere gli Istituti alberghiero e del Turismo per la formazione di personale specializzato. Altra speranza che giovani e stranieri comprendano le eccelse potenzialità del turismo, da decenni trascurate. Sarebbe lungo affrontare il deficit turistico dell’isola e perciò l’auspicio che una nuova gestione e incentivazione proposta e stigmatizzata da La Galla abbiano gestori e realizzatori esperti e competenti, che i miliardi dell’EU non siano sperperati in attività inutili e progetti fasulli, che il nuovo piano finanziario trovi la Regione preparata. Eppure non ci si è ancora resi conto, non si è presa coscienza della manna piovuta del cielo e si giunge a maggio ad approvare il Bilancio.

Se questo primitivo input della vocazione turistica debba trovare realizzazione, credo che questo sia l’ultimo treno. Infrastrutture e qualità, non promesse, ma realizzazioni. O rimarremo la cenerentola del Mediterraneo, senza prospettive. Le strade sono state indicate da tutti, relatori e oratori. Non basta il sole, se esso non è sfruttato, l’anno quasi intero di insolazione. Gli scambi tra esperienze turistiche potranno essere utili, ma le priorità di questa terra desolata sono altre. Infrastrutture infrastrutture infrattrutture. Che sarebbero strade agibili e articolate (ho visto le quattro corsie del Veneto con traffico infimo). Aveva lo Stato italiano puntato tutto sul trasporto su ruote. Tutto si fermò a Reggio Calabria e per giungervi sani passarono anni lungo la Calabria.

Ecco la sfida da lanciare ai nuovi prossimi governanti. E l’esperto chiarissimo Lagalla le conosce bene, per la sua presenza attiva, già da tempo, sia come rettore solerte e presente nell’individuare le problematiche socio-politiche e finanziarie, nel prospettarle, ad una classe politica che purtroppo fino ad ora è stata sonnolenta. Le spiagge, qualcuna segnalata come purissima con la Bandiera Verde, profittando del prospettato ricambio di soggetti che per decenni sono vissuti di rendita, senza progetti innovativi. E davanti agli occhi di tutti il degrado di Mondello che sta restando priva di sabbia. Non solo immondizia, ma strade efficienti edilizia alberghiera, ristorazione. Che poi era l’argomento di questa sera. Abbiamo un timbro eccezionale sul nostro cibo, campare cent’anni in salute, certificato da sì alta autorità, e non sappiamo sfruttarlo. Come? Non con gli strumenti usati o non usati mai fino ad oggi.