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Sequestrati beni per 1,8 milioni al boss di Licata Pasquale Cardella


I finanzieri dei Nuclei di Polizia Tributaria di Palermo e Agrigento hanno sequestrato beni per 1,8 milioni di euro al 64enne boss di Licata Pasquale Cardella, oltre a decine di rapporti finanziari, sette aziende, un villino e nove terreni.

Tra le aziende poste sotto sequestro ci sono imprese di costruzione, di trasporto merci su strada e dedite alla frantumazione di pietre, con sede a Licata e nella provincia di Prato.

Il sequestro è stato disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Agrigento, al termine di complessi accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle, che hanno permesso di individuare i beni dei quali Cardella aveva la disponibilità personalmente o tramite prestanome.

Pasquale Antonio Cardella è un personaggio noto alle procure, per per anni è stato il punto di riferimento di Cosa Nostra a Licata e nel 2012 nell’ambito dell’inchiesta “Ouster”, è stato accusato e arrestato, per estorsione aggravata e intestazione fittizia di beni.

Il 13 dicembre 2012 la squadra mobile di Agrigento e gli agenti di Licata hanno arrestato sei persone. Le sei ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Palermo. Tra gli arrestati oltre a Cardella c’erano: Angelo Occhipinti, di 60 anni, Giuseppe Galanti, di 61 anni, Giuseppe e Giuseppe Claudio Cardella, rispettivamente figlio e nipote del Cardella, di 35 e 42 anni, e Giuseppe Vedda, di 42 anni.

L’attività di Cardella era incentrata sulle minacce ed intimidazione ed è stato proprio grazie alla denuncia di alcuni imprenditori del settore del calcestruzzo, stanchi di subire minacce, che i finanzieri hanno scoperto un vasto giro di estorsioni.

Dalle successive indagini, gli inquirenti, hanno scoperto che i sei arrestati avrebbero imposto, con minacce e atti intimidatori, il noleggio di attrezzi, camion e betoniere e l’acquisto di calcestruzzo e altro materiale inerte alle ditte. In particolare ogni imprenditore era obbligato a dare il 2% del totale della gara d’appalto che aveva vinto.

Le indagini dei finanzieri hanno confermato la pericolosità del soggetto, in conseguenza del quale, è stato disposto il sequestro dei beni. Su Pasquale Antonio Cardella, pende ancora un altro processo.