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Soldatessa ubriaca travolge e uccide un 15enne: essendo militare Usa potrebbe non essere processata in Italia

Una soldatessa americana che ha travolto e ucciso un 15enne: risultata positiva all’alcoltest ma essendo soldatessa Usa potrebbe non essere processata in Italia


L’incidente si è verificato nella notte tra sabato e domenica, a cinque chilometri da Porcia (Pordenone). La soldatessa, una ventenne in servizio a Base Usaf, guidava ubriaca, l’alcoltest ha dato esito positivo: il tasso alcolemico nel sangue era pari a 2,09 grammi per litro, 4 volte il limite consentito ed ha travolto con la sua auto un ragazzo di 15 anni, Giovanni Zanier mentre con due coetanei rientrava a casa dalla discoteca. Nell’impatto il giovane è deceduto sul colpo.

Come si fa in questi casa, la donna è stata sottoposta all’alcol test ed è risultata positiva, quattro volte oltre il limite consentito. In forza di questo risultato, il quadro accusatorio nei suoi confronti si è aggravato e la soldatessa è stata posta agli arresti domiciliari all’interno della base militare di Aviano. La donna quindi dovrebbe essere processata per il reato di omicidio stradale, ma molto probabilmente questo non avverrà, almeno in Italia e la donna rimarrà impunita e  senza dovere  risarcire la vittima.

Questa eventualità, sembra una cosa senza senso, ma il fatto di essere una militare della base Usaf di Aviano mette la soldatessa Usa nelle condizioni di evitare il processo in Italia. Così prevede la Convenzione di Londra del 1951 sulla giurisdizione dei militari Nato in Europa e così è già stato più e più volte, prima e dopo l’arcinoto caso del disastro della funivia del Cermis.

Gli inquirenti al momento stanno procedendo con le indagini preliminari, ma a breve, potrebbe arrivare la richiesta dello stop all’esercizio dell’azione penale. “È il ministro della Giustizia italiano che può, a discrezione o su richiesta della base americana, invocare il difetto di giurisdizione e consentire così all’indagato statunitense di essere giudicato nel proprio Paese”, spiega il procuratore di Pordenone, Raffaele Tito, confermando l’eccezionalità di processi a militari americani. “Io non ne ricordo”, afferma.

Secondo la legge è facoltà del ministro italiano della Giustizia optare per la rinuncia all’esercizio della giurisdizione, ma i precedenti non fanno ben sperare. Per trovare situazioni di controversia bisogna scavare nel passato. Nel 2002, fece discutere il caso di un aviere della stessa base di Aviano accusato, con tre albanesi, di violenza sessuale su una 14enne. L’allora ministro della Giustizia firmò la rinuncia al processo in Italia, salvo poi, a fronte delle proteste del legale della ragazza, fare marcia indietro. Da allora, eccezioni a parte, alle denunce e agli arresti sono seguite tante archiviazioni.

La mamma di Giovanni Zanier, Barbara Scandella, preoccupata su questo tema dichiara: “Voglio giustizia e la voglio qui, in Italia. Poi, se riterranno, la processino anche nel suo Paese. So che niente mi restituirà mio figlio. Ma chi lo ha ucciso deve essere condannato dal nostro tribunale e scontare per intero la pena”Poi aggiunge: “Se potessi parlargli ancora, gli direi: ti amo. Nessuna cifra potrà ridarmelo. E una cosa così non si perdona, anche per come è accaduta”.