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Acqua agrigentina, Ati punta su Spa. L’AltraSciacca: “Intollerabile ingannare i cittadini, sarebbe come un privato”


L’AltraSciacca lancia l’allarme: l’ATI non vuole creare una “Società consortile speciale” che gestisca l’acqua in provincia, ma una SPA. Una differenza sostanziale tra i due tipi di società: mentre la prima si occuperebbe della gestione con logica pubblica e da “bene comune”, la SPA agirebbe con le stesse modalità di un soggetto privato, con i rischi già visti con GirgentiAcque

“Con il sindaco di Sciacca Francesca Valenti, nominata presidente dell’ATI, eravamo fiduciosi circa la possibilità concreta di una prossima futura gestione pubblica dell’acqua in provincia di Agrigento”. E invece si rischia l’ennesima “truffa” ai danni dei cittadini-utenti, spiega oggi l’ass. L’AltraSciacca.

Del resto, il presidente dell’ATI aveva sempre affermato che:“Nel Direttivo prevale l’idea di una società consortile speciale e al suo interno non vi è alcun problema.”.

“Sabato scorso, 29 giugno, scopriamo invece che la scelta operata dal direttivo è stata una S.p.A.!

Ora – dicono dall’associazione in difesa dell’acqua pubblica –, che i “politici” pensino che i Cittadini siano utili solo al momento del voto e che quindi si possano ingannare con artifici linguistici, è risaputo, che lo si faccia però con un bene comune come l’acqua è per noi intollerabile e inaccettabile. E lo è ancor di più inaccettabile se viene avallata da una delibera dell’ATI che sa più di inversione a “U” che di scelta ponderata.

Noi, è bene ribadirlo, siamo per una società consortile speciale in quanto: 1)ente di diritto pubblico che non persegue finalità di lucro; 2) di proprietà degli enti pubblici che ne fanno parte; 3) le sue quote non sono cedibili; assunzioni, appalti, acquisizioni, etc. seguono procedure di evidenza pubblica;4) i suoi bilanci devono essere approvati dai Consigli comunali e il suo controllo è anche demandato alla Corte dei Conti.  

La società per azioni invece, per quanto a totale proprietà pubblica, è sempre soggetta a rapportarsi col mercato e con gli istituti di credito, dovrà  presentare bilanci e produrre profitti perché come ribadito da Le Sezioni Unite ( Cass. S.U. n. 3/1993 cit.; S.U. n. 4989/1995 cit.; S.U. n. 2738/1997 cit.. Di recente Cass., S.U., 7799/2005: “La società per azioni con partecipazione pubblica non muta la sua natura di soggetto di diritto privato per il solo fatto che l’ente pubblico ne possegga in tutto o in parte le azioni. Pertanto, se la società partecipata dalla mano pubblica si avvale degli strumenti previsti dal diritto societario, essa non può che essere ritenuta un soggetto di natura privata.”

In parole povere, affidare la gestione dell’acqua a una S.p.A. composta da enti pubblici sarebbe come affidarla a una società che agirebbe con le stesse modalità di un soggetto privato, con l’aggravante che con qualche modifica statutaria potrebbe risultare ‘scalabile’ da veri privati interessati alla speculazione.

Per tali ragioni non accetteremo alcun compromesso che ci riconduca alla truffa del 2011.

Assumersi delle responsabilità amministrative non è cosa semplice, lo sappiamo, e dare soluzioni a problemi complessi non lo è altrettanto, ma dire una cosa e poi farne un’altra non è serio né degno ed è irrispettoso nei confronti di chi, mettendoci la faccia, da anni conduce una battaglia di civiltà e di giustizia sociale.

Si scrive Acqua, si legge Democrazia!”