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Dissesto P. Empedocle. Gibilaro a sindaco Firetto: “In politica bisogna assumersi le proprie responsabilità”


“Di fronte alle dichiarazioni del Sindaco Firetto sul dissesto del Comune di Porto Empedocle, non possiamo rimanere indifferenti e far finta di niente”.

Calogero-Firetto

Così scrive il Consigliere comunale Gerlando Gibilaro in una sua nota stampa.

“Riteniamo che in politica – continua Gibilaro – ognuno di noi dovrebbe avere la coscienza per assumersi eticamente, moralmente e politicamente le proprie responsabilità.

Prendiamo atto che questa presa di coscienza in alcuni è latitante e pertanto, oggi, più di ieri, rafforziamo la nostra convinzione che questo Sindaco (Firetto) non è più credibile per amministrare Agrigento.

Non solo le sue dichiarazioni rilasciate offendono l’intelligenza degli empedoclini e degli agrigentini, ma offendono il lavoro di accertamento svolto dalla Corte dei Conti, dal Commissario e dei Revisori dei Conti del Comune di Porto Empedocle.

 

Sindaco- scrive nella nota Gibilaro – possiamo farti una domanda? Secondo Lei chi è moralmente, eticamente e politicamente responsabile?

Risposta: …..?
Integralmente, il Consigliere Gibilaro, riporta, ai fini della completa intelligenza, la reazione dell’ex Sindaco di Porto Empedocle Firetto, pubblicata dal Giornale La Sicilia di oggi (14 ottobre 2016) dal titolo: Nessuna responsabilità della mia Amministrazione.
La risposta è secca senza un momento di incertezza. L’Amministrazione Firetto non ha responsabilità rispetto al dissesto del Comune di Porto Empedocle. L’ex sindaco, tirato a forza dalla politica nell’agone che segue la dichiarazione di default da parte del Municipio, non si smarca e, anzi, ribadisce le posizioni fin qui sostenute. “E assolutamente nelle cose che non ci sia da addebitare alla mia Giunta la responsabilità di quanto accaduto oggi spiega -. Un esempio: nel 2013 il Comune incassava il 56.8% della tari. Nel 2014 il Consiglio comunale, con tutto quello che ne è conseguito in termini di squilibrio economico, ha approvato la determina di approvazione della tassa fuori dai termini. Arriviamo nel 2015, quindi con la gestione commissariale: si è incassato il 25,90%. Chi è arrivato dopo di me, con questo contesto, da dove li doveva prendere i soldi, venute meno anche le misure compensative del rigassificatore? Credo, al massimo, che si sbagli oggi a non raccontare le cose come stanno e dare il via alla caccia all’untore”.

Cioè lei sta dicendo che il Comune di Porto Empedocle era un ente sano?

“Se lo dico io che era in buone condizioni economiche mi si potrebbe contestare che sono interessato. Basti notare come alcuni dei consiglieri rieletti, che oggi hanno votato il dissesto, avevano prima approvato i bilanci proposti dalla mia Amministrazione. Inoltre, si può verifìcare come tutti gli accessi effettuati dalla Corte dei Conti finché guidava questa amministrazione”. Beh, i rilievi dei magistrati contabili rispetto al 2014 si riferiscono al passato e anche agli anni in cui lei era sindaco» “Quelle contestazioni non sono analisi della Corte dei conti, ma sortiscono da dichiarazioni rilasciate dall’ex segretario comunale TummineIlo”. Ok, ma ci sono o non ci sono 20 milioni di euro di debiti? “Posto che non seguo la situazione da un anno e mezzo, da quanto apprendo dalla stampa vi sono diversi debiti che la mia Giunta aveva deciso di non riconoscere perché non si riteneva che il Comune fosse tenuto a versare quelle somme. Semplicemente, non ci toccava. Ma la domanda da porsi, per me, resta la stessa; perché durante la gestione commissariale non si è pensato di applicare un piano di riequilibrio finanziario? I medici devono curare i malati, altrimenti devono cambiare mestiere”. E sugli oneri di compensazione? Anche lì la Corte dei Conti, già in passato, aveva sollecitato ad una spesa più oculata. ; “Anche qui bisogna’ fare chiarezza. Quei fondi erano a destinazione vincolata. Erano destinati a spesa sociale, ad investimenti, alla garanzia del bonus energia per i cittadini e, una parte, indirettamente hanno anche finanziato il bilancio in quanto non spese. Con quelle risorse, ad esempio, abbiamo pagato l’integrazione oraria per il personale precario, perché consentiva di svolgere servizi. Non si potevano spendere come si voleva né potevamo conservare i soldi per il futuro”.