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Fallimento di Washington. USA pronti a revocare status di “terroristi” a Houthi se cessano attacchi a navi nel Mar Rosso

Decisamente una figura poco edificante per quella che viene definiti la prima potenza economica e militare mondiale: Washington non riesce a reprimere gli attacchi dei gruppi di combattenti dello Yemen legati a Teheran e propone l’accordo con la cancellazione dello status di “terroristi” e la fine degli attacchi aerei americani


Figuraccia per Washington: dopo il fallimento de facto dell’operazione Prosperity Guardian – a cui l’UE ha preferito l’operazione “puramente difensiva” Aspide –, gli Stati Uniti sono ora pronti a revocare la recente designazione di “terroristi” per gli Houthi dello Yemen e cessare le operazioni militari contro di loro, se i combattenti sostenuti dall’Iran cesseranno i loro attacchi alle navi israeliane e occidentali nel Mar Rosso dirette verso Israele. A scriverlo è Bloomberg.

“La mia speranza è che si possano trovare una via d’uscita diplomatica”, ha detto ai giornalisti Tim Lenderking, inviato speciale del presidente Joe Biden per lo Yemen, in una conferenza stampa online mercoledì scorso: “Trovare modi per allentare la tensione e consentirci di ritirare, eventualmente, la designazione e, naturalmente, di porre fine agli attacchi militari sulle capacità militari degli Houthi”.

Secondo Bloomberg, Washington sta puntando sulla diplomazia dopo una campagna di attacchi aerei durata quasi tre mesi contro le strutture Houthi nello Yemen che però non sono riusciti a fermare gli attacchi missilistici e di droni contro le navi mercantili e da guerra, anche se gli Stati Uniti affermano di essere riusciti “a degradare le capacità militari degli Houthi”, affermazione discutibile considerato che ad oggi risultano solo 10 morti e 2 feriti tra militanti costantemente riforniti di droni e missili da Teheran.

Alla domanda di Bloomberg dopo il briefing se gli Stati Uniti stessero offrendo agli Houthi un quid pro quo per porre fine ai loro attacchi alle navi in cambio della revoca della designazione, Lenderking ha detto: “Lo studieremmo sicuramente, ma non date per scontato che sia una cosa automatica”. Sullo sfondo di queste dichiarazioni resta la posizione di una prima potenza mondiale, gli USA, che sembra oggi completamente impantanata tra Ucraina e Palestina – quest’ultima motivo dei problemi degli Houthi nel Mar Rosso -, con le mire cinesi su Taiwan che di certo non lasciano supporre maggiore tranquillità.