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Il fronte Occidentale degli aiuti a Kiev si sgretola: stop armi da Usa, Slovacchia e Polonia sono solo la punta dell’Iceber

Per Volodymyr Zelensky è stato un fine settimana nero, prima gli Stati Uniti dove il Congresso ha approvato la legge di bilancio eliminando i soldi per l’esercito ucraino, poi le notizie dalla Slovacchia con la vittoria del filorusso Robert Fico. Ma sono solo la punta dell’iceberg


Il congresso americano ha salvato se stesso evitando la paralisi amministrativa, con il blocco dei servizi e degli stipendi per tutti i dipendenti pubblici. Ma il provvedimento, votato bipartisan non da neanche un soldo all’Ucraina, tagliando di netto i 6,2 miliardi di dollari promessi a Kiev, vale a dire un quarto del pacchetto da 24 miliardi, di cui 14 per gli armamenti, richiesto da Joe Biden.

Di fatto l’ala trumpiana del congresso ha vinto ed è questo il segnale politico più difficile da decifrare, perché ora bisognerà capire se nel Congresso l’area del dissenso non sia ancora più larga. Quanti repubblicani, sabato notte, hanno dato il via libera proprio perché non c’era alcun finanziamento per l’Ucraina?

Il presidente Biden intuendo la preoccupazione di Kiev, ieri in un discorso alla Casa Bianca rivolto al popolo ucraino e agli alleati, ha detto che gli Stati Uniti non abbandoneranno mai Kiev, ma come visto sabato, il presidente non è nelle condizioni di mantenere le promesse e a breve ci sarà la verifica. Il Pentagono, sempre ieri infatti ha fatto sapere di aver sbagliato i conti: non ci sono 5,5 miliardi di dollari a disposizione per inviare armi in Ucraina e l’autorizzazione a usare un “tesoretto” di 1,5 miliardi è scaduta il 30 settembre.

I democratici, in maggioranza solo al Senato, ma non alla Camera, spingono per portare all’esame del Congresso un disegno di legge specifico solo sull’Ucraina, a quel punto tutti i repubblicani dovranno uscire allo scoperto e si capirà il destino dell’Ucraina.

Sull’opinione pubblica americana pesa il flop della controffensiva ucraina che a quasi 4 mesi dall’inizio, dopo migliaia di tentati attacchi alle linee di difesa russe, costate ingenti perdite di uomini e mezzi, è di fatto ferma al punto di partenza, il tutto raccontato dai media statunitensi, che da settimane pubblicano articoli sugli “errori” della controffensiva ucraina e la “delusione” per i mancati risultati.

Secondo le stime dell’Institute for the Study of War, la controffensiva ha ottenuto guadagni minimi a sud, compensati da avanzate russe a nord est ed ora con l’arrivo dell’inverno, nelle cancellerie dei leader occidentali preoccupate dallo stallo sulla linea del fronte, quando si parla di sostenere Kiev nel conflitto, sembra sia cominciato a soffiare un vento freddo.

Al campo di battaglia si aggiunge la politica impegnata in una stagione elettorale rilevante, che si aprirà con le elezioni in Polonia tra due settimane e culminerà nel 2024 con il rinnovo del Parlamento europeo a giugno, a seguire le presidenziali in Russia ed infine le presidenziali negli Stati Uniti a novembre.

I vari politici, memori di quanto accaduto ieri in Slovacchia, con Robert Fico che ha vinto le elezioni mettendo al centro della sua campagna lo stop all’invio di armi a Kiev con lo slogan “abbiamo problemi più importanti dell’Ucraina”, saranno più attenti al consenso personale che alla difesa dell’Ucraina.

In Polonia, che era stata in prima linea ad aiutare Kiev, si voterà il 15 ottobre e la crisi dei prezzi del grano prima e l’ascesa dell’estrema destra per le elezioni, hanno portato il Pis, partito al governo guidato da Mateusz Morawiecki, ad entrare in rotta di collisione con l’Ucraina. Tanto che il presidente Andrzej Duda ha dichiarato che il Paese d’ora in poi darà solo armi “vecchie”, perché l’equipaggiamento Nato che sta rimpiazzando i sistemi sovietici inviati al fronte servirà all’esercito polacco.

Non va meglio in Germania, dove la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha ammesso in un’intervista con la Cnn che “alcuni” dei sistemi d’arma forniti a Kiev erano “effettivamente obsoleti” e, pur confermando il sostegno militare di Berlino, ha invitato l’alleato alla pazienza: “Capisco che l’Ucraina non ha abbastanza tempo, ma quando consegniamo qualcosa, deve funzionare”.

Dalla Francia il ministro della Difesa, Sébastien Lecornu ha detto che “La guerra durerà a lungo e l’invio di armi ha dei limiti. Se vogliamo resistere, dobbiamo collegare direttamente gli industriali francesi all’esercito ucraino”.

Dopo tutte queste dichiarazioni, dal Cremlino oggi il portavoce del presidente russo Dmitri Peskov ha affermato che “la stanchezza per il conflitto in Ucraina crescerà e le élite politiche occidentali saranno frammentate”. Lo riferisce la Tass. “Abbiamo già detto più volte – ha aggiunto Dmitri Peskov – che ci aspettiamo che la stanchezza per questo conflitto, la stanchezza per l’assurda sponsorizzazione del regime di Kiev, cresca negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questa stanchezza causerà una frammentazione dell’establishment politico e provocherà crescenti controversie”.