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Il PD ha vinto perdendo una regione, il M5S non arrivando al 10%: vuoi vedere che ha perso Zaia?


La narrazione pro-governo Conte di Tg e giornali racconta di una sconfitta del Centro-Destra e di una clamorosa vittoria di Zingaretti sulle regionali e del M5S che scomparso dai territori non può fare altro che appropriarsi della battaglia referendaria in cui anche Meloni e Salvini erano per il sì

Tg e  Giornali – i “professionisti dell’informazione” – ci martellano incessantemente da ieri: sia il referendum sul taglio dei parlamentari, sia le elezioni regionali le hanno vinte i partiti di Governo, Pd e M5S.

Oggettivamente una boiata assurda, una roba che nemmeno la propaganda nazista 24 ore prima che Berlino venisse bomdardata dai sovietici, ma qui arriva l’estro, la fantasia, della sempre prona e faziosa stampa italica che quando deve difendere l’indifendibile trova sempre la chiave di lettura giusta: il centro-destra non ha perso per i risultati, ha perso perché Salvini per galvanizzare i suoi elettori ha dichiarato che avrebbe vinto in tutte e 7 le regione al voto. Capito? Non tenendo conto dei risultati, Salvini e per estensione tutto il Centro-Destra, avrebbe perso.

E se invece, così, per una malsana curiosità – sicuramente di matrice fascista, secondo i compagni – si volessero guardare i risultati?

Ecco, qui lo scenario è diverso. I dati disponibili sulle sette regioni al voto riguardano solo Toscana, Puglia, Campania, Veneto, Liguria e Marche; manca la Valle d’Aosta perché nella piccola regione a statuto speciale gli scrutini sono cominciati solo questo martedì mattina.

Delle 6 regioni citate solo una ha cambiato colore politico rispetto alla precedente amministrazione: le Marche, dove a vincere è stato il candidato di centrodestra, Francesco Acquaroli fortemente voluto da Giorgia Meloni. Acquaroli ha ottenuto il 49,1% dei voti, Maurizio Mangialardi del centrosinistra, ha ottenuto invece solo il 37,3% e Gian Mario Mercorelli sostenuto dal M5S l’8,6.

Un risultato non di poco conto per il Centro-Destra considerato che con le Marche adesso la fazione capitanata da Salvini e Meloni conta ben 15 regioni su 20 dalla propria parte. Altra nota di merito potremmo darla a Zaia, che in Veneto ha raggiunto il 76,79% delle preferenze, meglio di lui, forse, solo Lukashenko in Bielorussia. Ma i voti di Zaia sono veri e certificati.

E i “vittoriosi” PD e M5S?

Beh, Zigaretti non stava più nei vestiti per essere riuscito a difendere la Toscana, la Puglia e il “Deluchistan”, anche detta Campania. Ed effettivamente l’impegno non è stato poco per la sinistra: persino Nichi Vendola, notoriamente non troppo amico di Emiliano, è sceso in campo per supportare la rielezione del governatore del PD.

Anzi, a dirla tutta in Puglia, persino il Ministro di Italia Viva Teresa Bellanova ha appoggiato, seppur involontariamente, Emiliano (guarda il video). Peccato che Ivan Scalfarotto abbia preso solo 1,60%, ma del resto il partito di Matteo Renzi si è dimostrato totalmente ininfluente pure a casa sua, in Toscana, dove nella lista insieme a +Europa raggiunge solo il 4,49%.

Nota di merito, per par condicio, a De Luca che nel suo Campanistan ha raggiunto il 69,46% dei consensi. E dire che più di qualcuno nel PD nemmeno lo sopporta.

Flop imbarazzante invece per il M5S che da partito di Governo che sente il Premier Conte “in tasca propria”, non riesce in nessuna regione ad arrivare nemmeno al 10% tondo, prendendo in analisi i dati attuali e considerando che siamo quasi ormai a fine spoglio – mancano al momento pochissime sezioni in tutte le regioni per il completamento.

Alle 12:36 del 22 settembre 2020 il M5S infatti arriva, come voti di lista: al 7,02% in Toscana; al 9,86% in Puglia;  al 2,69% in Veneto; solo il 7,78% in Liguria dove oltretutto candidavano il giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa; il 7,12% nelle Marche e il 9,94% in Campania.

Il M5S si sente però “vittorioso” lo stesso, per voce di Di Maio, che capo politico o meno, continua ad essere voce autorevole del Movimento e sentenziare sul referendum, dicendo che sì, con le Regionali hanno sbagliato, ma il sì al referendum: “È un risultato di cui sono molto orgoglioso – ha detto il titolare della Farnesina – ed è soprattutto un punto di inizio. È una vittoria di tutto il Paese”. 

E qui Di Maio ha detto la verità, è una “vittoria” – se così si può definire – di tutto il Paese, compresi Salvini e Meloni, che come lui, si sono schierati per il sì.