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La Croazia entra nell’euro e i prezzi vanno alle stelle: i consumatori protestano il governo minimizza

La Croazia ha adottato l’euro e nel giro di 24 ore, i prezzi dei prodotti sono saliti alle stelle: i rincari hanno toccato picchi del 20% per gli alimenti e dell’80% per i servizi. Il governo accusa i commercianti degli aumenti che giudica ingiustificati e minaccia provvedimenti

Dal 1 gennaio la Croazia entra nell’Eurozona e succede quello che successe in Italia: i prezzi dopo il cambio sono lievitati senza un motivo reale. Un caffè ad esempio fino al 31 dicembre 2022, in un bar croato costava otto kune, il giorno dopo, con il cambio fissato con la vecchia divisa, il prezzo avrebbe dovuto assestarsi su un euro e nove centesimi, ma la prima tazzina dell’anno nuovo in molti l’hanno pagata 1,2 o addirittura 1,5 euro. È andata peggio al supermercato, dove la prima spesa del 2023, in diverse catene di distribuzione ha subito rincari dal 3% al 20% su numerosi prodotti alimentari.

I commercianti hanno provato a minimizzare, dando la colpa alla crisi energetica e alla guerra in Ucraina, ma “nel fine settimana dal 31 dicembre al 1 gennaio non è successo nulla che abbia causato un tale aumento dei prezzi”, ha ribadito il ministro dell’Economia, Davor Filipovic, travolto dalle proteste di centinaia di cittadini inviperiti.

L’ira del governo guidato da Andrej Plenkovic, pressato dall’opinione pubblica, ha minacciato decise contromisure, tra cui la pubblicazione di una “lista nera” degli esercizi che hanno speculato sull’ingresso nel club dell’euro. Una fonte del governo ha rivelato a Jutarnji List che è allo studio il ricorso alla legge sulle misure eccezionali di controllo dei prezzi per imporre un tetto che riporti i listini indietro al 1 dicembre o al 1 novembre. “Proprio come abbiamo limitato i prezzi per nove prodotti a settembre, possiamo farlo per 55, 100 o 200 prodotti”, ha spiegato la fonte, che ha promesso una decisione entro giovedì 12 gennaio e non ha nascosto “indignazione” per il comportamento “scorretto” dei commercianti.

I rincari degli alimenti non sono nemmeno i più elevati. Le ispezioni del governo hanno riscontrato aumenti dall’1% al 10% nella ristorazione e dal 10% all’80% nel settore dei servizi. Il tutto nel giro di 24 ore. “Tutti coloro che hanno aumentato ingiustificatamente i prezzi devono riportarli al prezzo del 31 dicembre. Non vi è alcun motivo giustificato per un tale aumento dei prezzi”, ha spiegato Filipovic a Vecernij List, “se certe cose non tornano in ordine entro venerdì, ci sono diverse mosse che possiamo fare”.

La legge sul controllo dei prezzi prevede multe che possono raggiungere i 26 mila euro ad azienda. La sua applicazione concreta non è però semplice. Occorre infatti provare, caso per caso, che il rincaro sia effettivamente una speculazione e non sia legato ai molteplici fattori che hanno portato a un incremento dell’inflazione in buona parte del mondo. Il rischio è che un’azione troppo frettolosa del governo apra un estenuante contenzioso legale con le associazioni di categoria dei commercianti, i cui leader erano stati convocate da Filipovic il 3 gennaio per poi tenere le bocche cucite con i cronisti una volta terminato il vertice.