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L’Africa in mano a Pechino e Mosca: col colpo di stato in Niger la Nato è fuori dal Continente nero

Pechino, ma soprattutto Mosca è sempre più influente nel Continente africano e questo sia per sua volontà, ma anche per il disimpegno degli Stati Uniti iniziato quando Joe Biden era il vice di Barack Obama, continuato poi sia da Trump, sia dall’attuale presidente

Mosca ha messo in atto una strategia ben precisa che ha avuto il suo culmine con la cancellazione dell’accordo sul grano, agevolata dalla cecità dell’Occidente che ancora – forse – non ha capito che le sanzioni fanno più male a chi le emette, con la quale ha intensificato la penetrazione in Africa. Il summit Russia-Africa di San Pietroburgo, mira proprio a scrivere le modalità economiche e geopolitiche, tant è che Vladimir Putin ha promesso ai 17 capi di stato e alle 45 delegazioni presenti, che reintegrerà il grano ucraino, bloccato nei porti del Mar Nero, con quello russo.

Inoltre il grano alle nazioni in difficoltà verrà regalato e venduto, ma a prezzi inferiori di quello ucraino, ai Paesi schierati con Mosca sullo scacchiere internazionale. “Nei prossimi mesi – ha detto Putin – garantiremo dalle 25 alle 50mila tonnellate di forniture gratis a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centroafricana ed Eritrea”.

C’è da aggiungere che l’Europa sta aiutando la strategia russa e la Polonia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria e la Slovacchia, le uniche via terrestri di passaggio in alternativa ai porti del Mar Nero, si oppongono al transito del grano ucraino, perché danneggia i propri agricoltori.

Non solo l’Europa ma tutto l’Occidente sembra non avere una visone sul piano geo-strategico mondiale. Il colpo di stato nel Niger, non a caso è scattato proprio mentre i leader africani arrivavano a San Pietroburgo, un segnale chiaro a Usa, Ue e Nato che hanno perso l’ultimo alleato di nel Sahel. Anche non casuale e la comparsa di Evgeny Prigozhin, fotografato a margine del summit mentre stringe la mano a un diplomatico africano, pare all’interno di un su albergo, foto che alimenta le voci di un coinvolgimento della sua compagnia la Wagner nel colpi di Stato di Niamey. Un golpe eseguito in un Paese dove sono presenti un migliaio di soldati statunitensi e di 1.500 militari schierati dalla Francia che dipende dall’uranio nigeriano per alimentare le proprie centrali nucleari ed infatti il primo commentare è stato proprio Macron.

Il golpe di Niamey – arrivato dopo quelli in Mali e Burkina Faso ed accompagnato dall’incontenibile avanzata dei gruppi islamisti – appare come il preludio dell’ennesima uscita di scena occidentale e di una crescente influenza russa. Se l’azione della Wagner sul territorio nigeriano è ancora da dimostrare, anche se accertato ceh i suoi uomini hanno addetrato l’esercito golpista, è chiara la presenza degli uomini di Prigozhin in Libia, nel Mali e nel Burkina Faso.