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L’attacco di Teheran a Israele ha spaccato il mondo in due: l’Occidente contro tutto ciò che resta

L’attacco sferrato dall’Iran nella notte tra sabato e domenica forse non ha causato grandi danni a Israele, ma ha divido ancor di più il mondo in due blocchi contrapposti creatisi subito dopo l’attacco del 7 ottobre scorso

Lo Stato ebraico, da sempre sostenuto dagli Stati Uniti, ha raccolto attorno a se quell’Occidente che di fatto è una colonia americana e che ha subito riconosciuto il diritto di Israele a difendersi, in nome del quale ha giustificato oltre 32 mila morti civili, in maggior parte donne e bambini, oltre a bombardamenti su ospedali e campi profughi e l’affamamento della popolazione con il blocco degli aiuti umanitari, rendendo la situazione umanitaria a Gaza insostenibile e ignorando gli innumerevoli appelli dell’Onu.

Un fronte non sempre compatto, proprio per effetto della crisi umanitaria che sta decimando i civili della Striscia, ma che non ha portato a intraprendere iniziative concrete per una soluzione condivisa.

Come per l’attacco del 7 ottobre di Hamas, anche i droni e missili iraniani hanno ricompattato il fronte opposto, con Cina, Russia, Turchia, Egitto, Arabia Saudita che hanno un dialogo aperto con i leader di Hamas e non hanno condannato la reazione iraniana, ritenendo ingiustificabile l’attacco israeliano all’ambasciata iraniana  a Damasco. Ed in effetti attaccare un’ambasciata e un atto condannato da tutte le convenzioni di guerra mondiali, ma evidentemente lo Stato Ebraico o meglio il governo Netanyahu si sente al di sopra di qualsiasi legge.

I Paesi di questo blocco anti-occidentale, in primis Pechino e Mosca riconoscono la violazione dei diritti dei palestinesi e spingono per una soluzione politica che porti alla fine dell’occupazione israeliana e alla nascita di uno Stato Palestinese, ma allo stato attuale non si intravede una via di uscita ed anzi tra attacchi e contrattacchi, il rischio che la situazione sfugga di mano è concreto.