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Lula conferma: non arresterò Putin al G20 di Brasilia e minaccia di uscire dalla Corte penale internazionale

Il Brasile ha minacciato di rivedere la sua adesione alla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja in vista dello svolgimento del prossimo summit del G20 a Rio de Janeiro e dell’eventuale partecipazione del presidente russo Vladimir Putin


Lo ha annunciato ieri il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza del Brasile, Flavio Dino, alla luce di quanto espresso in precedenza anche dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva.

“L’adesione allo statuto della Cpi è stata incorporata nella legge brasiliana. Tuttavia, poiché molti paesi del mondo non lo hanno fatto, compresi i più potenti, il presidente Lula ha giustamente avvertito che esiste uno squilibrio”, ha affermato Dino. Il ministro ha quindi ricordato che “gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi importanti” non hanno aderito allo Statuto di Roma che è alla base della creazione della Corte dell’Aja. Tenendo conto di questa realtà, “la diplomazia brasiliana può rivedere l’adesione a questo accordo, poiché non c’è uguaglianza tra le nazioni”, ha aggiunto Dino, sottolineando che si tratta di “un avvertimento già lanciato dal presidente”.

La controversia ha preso il via durante il G20 appena concluso in India, dove Lula ha affermato che il Brasile, che ospiterà il prossimo summit nel 2024 a Rio de Janeiro, non darebbe corso al mandato di arresto della Cpi nei confronti del presidente russo Vladimir Putin qualora questi decidesse di partecipare.