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Moldavia. Presidente filo-NATO Sandu decreta rumeno come nuova lingua ufficiale: “Cancellato ogni riferimento a lingua moldava”

Così come visto in Ucraina, anche in Moldavia la lingua è parte fondamentale dell’agenda di governo: russofoni sul piede di guerra, divisioni con Transinistria non possono che acuirsi

La contestatissima Presidente della Moldavia Maia Sandu, definita dal Movimento per il Popolo “usurpatrice” e accusata di governare come in dittatura, ha firmato oggi la legge che indica il rumeno come lingua ufficiale del piccolo paese ex Sovietico, cancellando di fatto ogni riferimento ufficiale alla lingua moldava.

Sandu, presidente donna filo-NATO e europeista, della Moldova ha scritto oggi su Facebook: “Oggi ho promulgato la legge che conferma una verità storica e indiscutibile: la lingua di stato della Repubblica di Moldavia è il rumeno. Vorrei che la lingua rumena unisca tutti noi che viviamo qui e che amiamo questa terra. Noi, insieme a oltre ventisette milioni di persone in tutto il mondo, parliamo il rumeno, una delle lingue ufficiali dell’Unione europea. Che sia la nostra lingua madre, o l’abbiamo imparata tutta la vita, per via della lingua rumena non abbiamo bisogno di traduttori”.

La Sandu ha anche aggiunto che: “Quelli che ci dicono da decenni che noi cittadini della Repubblica moldava parliamo la lingua “moldava” e non il rumeno volevano una sola cosa: dividerci”.

La Presidente moldava parla dunque dell’intento “dividere la società moldava” da parte di russofoni e opposizioni che già hanno annunciato di voler ricorrere alla Corte costituzionale contro la legge, approvata in parlamento il 16 marzo scorso. Peccato però che la legge, già contestatissima, non farà che acuire ancora di più la divisione già in atto tra Chisinau e Tiraspol, con la Transinistria pro-russa adesso ancora più distante dalla politica moldava. Inoltre, le opposizioni pro-russe temono che l’adozione del rumeno sia in realtà l’ennesimo segno di una volontà politica di unificazione con la vicina Romania, strada già tentata dopo la dissoluzione dell’URSS e sfociata, almeno in parte, col conflitto della Transinistria e l’intervento russo. 

Una cosa è certa, operazioni di questo tipo sono già state viste in Ucraina, dove addirittura sono stato compressi i diritti delle minoranza linguistiche. Come è finita è ormai storia.