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Operazione “Waterloo” Girgenti acque: archiviati 38 indagati fra politici, professionisti, funzionari e forze dell’ordine

La maxi-inchiesta sul “sistema Campione” si sta rivelando un “buco nell’acqua”: la posizione di 38 degli indagati a vario titolo, è stata archiviata perché non esistono le prove oggettive


L’archiviazione dell’inchiesta a carico di 38 indagati della maxi inchiesta sulla rete di asservimento e corruzione che sarebbe stata organizzata dall’ex presidente di Girgenti Acque, Marco Campione è stata disposta dal gip del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, facendo sua la richiesta dalla procura, coordinati dal procuratore facente funzioni Salvatore Vella, ha contestualmente ha anche chiesto il rinvio a giudizio di 47 persone e l’udienza preliminare è arrivata alla fase decisiva.

La posizione dei 38 indagati è stata archiviata perché i stessi magistrati hanno ritenuto non provata, in alcuni casi infatti il gip ha ritenuto che i politici, i funzionari e il padre dell’ex ministro Alfano ma non essendoci,riscontri certi in merito ad eventuali contropartite non si configura alcuna corruzione e, in generale, alcun reato.

Questi i nomi degli indagati che sono stati prosciolti dalle accuse: Michele Campione, Maria Rosaria Macaluso, Angelo Alfano (padre dell’ex ministro), Filippo Caci, Riccardo Gallo Afflitto, Angelo Capodicasa, Pietro Pasquale Leto, Piero Macedonio (nel frattempo deceduto), Lelio Castaldo, Franco Castaldo, Raffaele De Lipsis (ex presidente del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia), Enzo Fontana, Giuseppe Marchese, Giovanni Panepinto, Gerlando Piro, Luca Salvato, Giuseppe Scozzari, Giacomo Antronaco, Giuseppe Arcuri, Maurizio Carlino, Giovanni Caucci, Salvatore Cossu, Antonio D’Amico, Domenico D’Amico, Luigi D’Amico, Carmelo D’Angelo, Carmelo Dante, Pietro Di Vincenzo, Arnaldo Faro, Filippo Rosario Franco, Flavio Gucciardino, Giuseppe Pitruzzella, Vincenzo Puzzo, Antonino Saitta, Alberto Sorrentino, Emanuele Terrana, Giuseppe Valenza, Carmelo Vella.

Resta invece in piedi l’ipotesi della procura su Marco Campione, secondo la quale, l’imprenditore potendo contare su centinaia di posti di lavoro connessi alla gestione del servizio idrico nell’Agrigentino, avesse messo in piedi una vera e propria organizzazione a delinquere, composta da professionisti, forze dell’ordine, pubblici funzionari, big della politica, uomini delle istituzioni o semplici faccendieri che, in cambio di un’occupazione per amici e familiari, talvolta pure di un co.co.co. da 500 euro al mese, avrebbero asservito la propria funzione – professionale o istituzionale – a Campione.

Per la procura quindi, il patron di Girgenti Acque, in virtù di questa forza contrattuale, avrebbe potuto beneficiare di favori, omessi controlli e trattamenti privilegiati che andavano dalla rivelazione di notizie segrete da parte delle forze dell’ordine alle campagne di stampa a senso unico fino all’insabbiamento del provvedimento amministrativo prefettizio che avrebbe fatto fallire la sua azienda.