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Palermo, arrestata Daniela Lo Verde preside antimafia: si sarebbe appropriata di pc, tablet e iphone destinati agli alunni

Daniela Lo Verde, preside della scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen, secondo le intercettazioni rubava la spesa per i bambini: “Questi barattoli me li voglio portare a casa”. E per la mensa comprava pure la birra, oltre a ps, tablet e telefonini

Daniela Lo Verde, una delle più note esponenti dell’antimafia palermitana, insignita anche del titolo di cavaliere della Repubblica, questa mattina è stata arrestata dai carabinieri nell’ambito di una indagine coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferarra e Amelia Luise con le accuse di peculato e corruzione. Ad eseguire i tre provvedimenti cautelari agli arresti domiciliari emessi dal Gip, sono stati i carabinieri.

L’inchiesta nasce dalla denuncia ai carabinieri di una ex insegnante dell’istituto che ha raccontato agli inquirenti di una “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata”, scrive il gip che ha disposto i domiciliari per la donna, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni.

L’indagine, condotta da febbraio 2022 ad aprile 2023 dalla Sezione Eppo del Nucleo Investigativo di Palermo e convenzionalmente denominata “La Coscienza di Zen-O”, ha consentito, anche grazie all’ausilio di consistenti attività tecniche, di accertare l’esistenza di un unitario centro di interessi illeciti, radicato all’interno dell’Istituto comprensivo “G. Falcone”, formato dalla Preside, dal Vicepreside e da professionisti privati che, in concorso fra loro, si sarebbero resi responsabili dei reati ipotizzati, afferenti alla gestione dei fondi di spesa pubblici, sia nazionali che europei, nell’ambito di vari progetti scolastici.

L’insegnante che ha sporto denuncia, ha descritto la dirigente come “avvezza alla violazione delle regole“: da quelle sull’emergenza sanitaria a quelle dei finanziamenti europei. I progetti scolastici, tutti approvati all’unanimità, secondo la donna non venivano attuati in modo diligente e tra le docenti era frequente la prassi di raccogliere ex post, e non durante lo svolgimento delle attività, le firme dei ragazzi coinvolti. Questo perché ai progetti affidati alla scuola Falcone in realtà gli alunni non partecipavano o partecipavano in numero ridotto e dipendendo dal numero degli studenti partecipanti l’ammontare dei fondi ricevuti, si rischiava di perdere il denaro. La docente ha anche rivelato che spesso le fatture per gli acquisiti, ad esempio per la palestra, venivano gonfiate e che solo una parte dei soldi veniva spesa per strumenti didattici, mentre il resto del denaro veniva investito in abbigliamento e scarpe per la dirigenza della scuola. Le dichiarazioni dell’ex maestra, confermate ai carabinieri da altri insegnanti, hanno fatto partire le intercettazioni.

In cambio dell’assegnazione esclusiva e in forma diretta di materiale elettronico per la scuola dal negozio RStore di Palermo Daniela Lo Verde, preside della scuola Falcone dello Zen, arrestata per peculato e corruzione, avrebbe avuto da una dipendente dell’attività commerciale, anche lei finita ai domiciliari, regali come telefonini i-phone. Emeerge dall’inchiesta della Procura Europea.

Per acquisire le prove, i carabinieri hanno piazzato microspie e telecamere nel suo uffici e dalle immagini sono emersi i comportamenti illeciti della donna che si sarebbe appropriata, con la complicità del vicepreside Daniele Agosta, anche lui arrestato, di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iphone destinati agli alunni e acquistati con i finanziamenti europei. “Questi me li voglio portare a casa”, diceva la preside alla figlia indicando alcuni generi alimentari comprati con i fondi europei per le famiglie bisognose: “Poi li mettiamo da parte”. E sceglievano cosa portare via: “Questa cosa di origano mettila pure per casa”. La figlia chiedeva: “Questa pure per casa? La giardiniera?”. E la preside rispondeva: “Un paio di barattoli”.

Ed ancora: “Che è un nuovo Mac?”, chiedeva la figlia alla donna. “Sì ora ce lo portiamo a casa”, rispondeva la madre. “Anche in questo caso, così come gia evidenziato in relazione agli iPad, – si legge nella misura cautelare – la genuinità delle conversazioni registrate fugavano ogni ragionevole dubbio sulle reali intenzioni della preside in ordine al nuovo Mac”.

I carabinieri hanno anche filmato la dipendente tirare fuori da una busta, dopo aver ottenuto copia del preventivo della ditta concorrente relativo alla fornitura degli arredi scolastici ed essersi assicurata la nuova fornitura di ulteriori Notebook, una busta con due cellulari per la Lo Verde. Andata via la donna, rimasti soli in ufficio la preside e il suo vice hanno aperto ii sacchetto con gli iPhone. Il vicepreside si è lamentato con la dirigente per non aver trovato ii modello 13 Pro “da lui evidentemente richiesto£, dice il gip. La Lo Verde avrebbe risposto al suo collega che i due smartphone erano per le figlie non per lui e l’avrebbe invitato a chiamare il negozio per chiederle spiegazioni.

Dalle indagini è emerso che i dirigenti scolastici, in forza del loro ruolo di pubblico ufficiale, in maniera spregiudicata e per accaparrarsi i cospicui finanziamenti comunitari connessi, avrebbero attestato falsamente le presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari, al fine di giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte, nella considerazione che la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun Pon alla Dirigenza.

È poi emersa una cattiva gestione dell’Istituto nelle procedure di acquisto e fornitura di generi alimentari per il servizio di mensa della Scuola. All’interno dell’Ufficio di Presidenza era custodita una cospicua quantità di generi alimentari, costosi dispositivi informatici destinati agli studenti, che sarebbero stati costantemente prelevati dalla Preside e dal suo vice per proprie ed esclusive necessità.

Ad aggravare il quadro, per come emerge dal provvedimento cautelare, la dirigente ha costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa.