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Palermo. Corruzione e voto di scambio: 3 arresti, tra cui l’ex consigliere FdI Mimmo Russo

Arrestato  Mimmo Russo, ex consigliere comunale di FdI e volto noto a Palermo, in particolare nel mondo dei lavoratori precari: è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. A sostenere le accuse le dichiarazioni di vari pentiti

Secondo gli inquirenti  a Palermo c’era un comitato di interessi formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi, per la realizzazione di un centro commerciale. Tre gli arresti dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo, su richiesta della Dda (uno in carcere e due ai domiciliari), per concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite aggravato dall’avere favorito l’associazione mafiosa.

Il provvedimento è stato disposto dal gip di Palermo Walter Turtirici che ha accolto le richieste del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Andrea Fusco. Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Russo e gli arresti domiciliari per Gregorio Marchese e Achille Ando’. Il provvedimento scaturisce dalle indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo, nel periodo 2020/2023, su delega della Dda di Palermo in ordine al rapporto esistente tra un sindacalista, amministratore locale del Comune metropolitano, in carica sino al giugno del 2022, ed esponenti di Cosa nostra palermitana.

Sono una decina i pentiti che accusano Mimmo Russo. Dichiarazioni pesanti che vengono da ex mafiosi di diversi mandamenti palermitani: dallo Zen, dove Russo avrebbe stretto un patto elettorale col boss Sandro Diele, al Borgo Vecchio dove l’ex consigliere comunale, secondo i collaboratori, vantava rapporti con Salvatore Cucuzza. I pentiti raccontano che Russo pagava a Cosa nostra le preferenze con denaro, buoni di benzina, posti di lavoro.

Dalle indagini è emersa l’esistenza di un comitato di interessi, del quale faceva parte anche un faccendiere appartenente alla massoneria, impegnato nella costruzione di un centro commerciale nel capoluogo siciliano. In questo contesto, l’esponente politico si sarebbe adoperato in favore dell’approvazione di una variante al Piano Regolatore cittadino, tesa a modificare da verde agricolo ad area commerciale la destinazione dei terreni sui quali avrebbe dovuto sorgere la struttura; avrebbe ottenuto – come contropartita – un cospicuo numero di assunzioni da promettere a persone legate alla criminalità organizzata, in cambio del sostegno elettorale dell’organizzazione mafiosa.

L’indagine ha, inoltre, disvelato le pesanti ingerenze che il politico avrebbe esercitato nei confronti della società che gestisce l’ippodromo di Palermo, condizionandone l’operato affinché si piegasse al volere dei suoi referenti mafiosi e concorrendo con questi nella commissione di estorsioni aggravate, ai danni di liberi professionisti che avevano svolto incarichi per conto di quella realtà economico-sportiva e che sono stati costretti, con la minaccia, a rinunciare, in tutto o in parte, al loro compenso.

L’inchiesta, infine, ha ricostruito la promessa ottenuta dal politico di un pacchetto di assunzioni in una società che si occupa della grande distribuzione alimentare, in cambio di agevolazioni presso gli uffici del comune di Palermo e di un incarico di sottogoverno da attribuire a un rappresentante della medesima società commerciale.