⦿ Ultim'ora

Pupo rivela perché non è andato al festival Russo: “Mi hanno minacciato di non farmi più lavorare”

L’aveva annunciato che avrebbe rivelato il vero motivo per il quale mentre era già in viaggio, ha deciso di tornare indietro e non partecipare al festival canoro in Russia: “Mi hanno minacciato di non farmi più lavorare, per questo ho deciso di non andare”


Dopo appena 10 giorni dall’improvvisa decisione di rinunciare alla partecipazione al Festival di Sanremo russo, Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, ha deciso di rendere pubblici i motivi che lo hanno costretto a dare forfait e di rinunciare al ruolo di ospite d’onore (special guest) e giurato di Road to Yalta, la più importante delle manifestazioni canore della Russia in onda direttamente dal Cremlino, che si è regolarmente svolta il 2 maggio.

Che questa poteva essere la vera motivazione, noi di Fatti & Avvenimenti, lo avevamo scritto in questo articolo ed ora arriva la conferma direttamente dal cantante. Le violenti polemiche che si sono scatenate immediatamente dopo l’annuncio della sua presenza a Mosca e il modo con quale Pupo ha comunicato la rinuncia, fatta con un audio dato in esclusiva a Dagospia, erano il preludio a quanto “noi maligni” avevamo pensato: “il cantante è stato minacciato”. È una brutta parola, anzi orribile, ma non esiste nessun altra termine per definire l’accaduto.

Ai giornalisti che gli hanno chiesto più dettagli sulla vicenda, Pupo ha spiegato qualcosa in più sulle pressioni, anche pesanti, che dice di aver ricevuto:Se mi hanno minacciato di morte? Quelle mi arrivano da sempre, sui social, e non mi interessano, ho le spalle larghe. Qualcuno, però, mi ha fatto capire che avrei rischiato di non lavorare più”. Il cantante poi precisa: “Fosse per me, potrei anche fermarmi per un po’, ma intorno ho un bel gruppo di persone, collaboratori per i quali la mia attività è un punto di riferimento, fondamentale anche per le loro famiglie. Per questo, solo per questo ho deciso di fermarmi”.

A Dagospia sempre con un audio ha detto: “Non sono andato a Mosca per tutelare la mia famiglia, i miei amici, i miei collaboratori, le persone che vivono accanto a me e che della mia attività fanno un punto di riferimento per mantenere le loro famiglie, di una famiglia molto allargata che si ama e che io amo. Ho collaboratori molto molto legati a me che lavorano e girano il mondo con me da più di quarant’anni. Quindi è molto semplice: viviamo in un periodo di, consentitemi di dire, di pura follia, in cui ogni gesto viene strumentalizzato al punto da poter creare problemi indicibili e molto molto gravi, che danneggiano le famiglie e le persone”.

Pupo sempre a Dagospia, ha anche parlato della guerra: “è un conflitto che noi non possiamo giudicare con la superficialità di dividere un aggredito dall’aggressore o di dividere il mondo fra buoni e cattivi”, perché a suo avviso si tratta di una “guerra fra parenti”. Infine conclude: “ho conosciuto i russi e gli ucraini, come i kazaki e come gli uzbeki, tutti i popoli dell’ex Unione Sovietica li ho conosciuti nel momento in cui erano tutti insieme e so quanto amore e la fratellanza che ha sempre legato anche proprio i due popoli, soprattutto gli ucraini e russi oggi, assistere a quello che sta accadendo per me è una pugnalata al cuore”.