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Salute & Benessere. La primavera la stagione delle allergie: ecco come intervenire con terapie mirate

Con l’arrivo della primavera, spesso anticipata dalle temperature in costante rialzo, i fiori sbocciano prima e con essi la produzione di pollini che provocano gli starnuti che sono il campanello di allarme delle allergie

Le persone allergiche sono in continua crescita, la rinite allergica è quella prevalente in Europane soffre circa il 23 per cento della popolazione, in Italia le stime si aggirano fra il 16 e il 25 per cento. Oggi per individuare le allergie ci sono gli esami molecolari che garantiscono indagini ad ampio spettro e diagnosi maggiormente efficaci.

Un gruppo di scienziati di tutto il mondo a inizio aprile ha firmato un appello, pubblicato su Frontiers in Science, per la mitigazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle malattie con una componente immunitaria: “Il riscaldamento globale sta cambiando l’esposoma, ovvero l’insieme di fattori ambientali a cui siamo esposti. La maggior incidenza di eventi climatici estremi mette sotto stress il sistema immunitario, l’inquinamento e l’aumento dei pollini accrescono la probabilità che si alteri la barriera difensiva di pelle e mucose, la perdita di biodiversità e la ridotta esposizione a germi dovuta all’attuale stile di vita stanno alterando l’equilibrio del sistema immunitario: il risultato è un maggior rischio di allergie, malattie autoimmuni, tumori”, scrivono gli esperti.

Secondo l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione parte di Federchimica, “Dobbiamo affrontare la primavera con le dita incrociate: se la tendenza prosegue, complici anche i livelli di inquinamento atmosferico, sarà una stagione con un grosso impatto su chi è allergico”.

Con l’allungamento dei mesi di pollinazione dovuto alle temperature mediamente più alte, chi è allergico alla parietaria per esempio oggi fa i conti con i sintomi da febbraio a novembre. L’aumento dei pollini da cambiamento climatico tuttavia è solo una parte del problema, perché ai maggiori disagi degli allergici e all’incremento del numero di pazienti concorrono tanti fattori, come specifica Canonica: “Le allergie non si ereditano, si eredita una predisposizione a svilupparle. Il problema è che il mondo in cui viviamo sembra fatto apposta per farci diventare allergici: oggi sappiamo che il primo passo verso un’allergia è l’alterazione delle barriere che ci proteggono dal contatto con l’esterno, di fatto la cute e l’epitelio (tessuto di rivestimento, ndr) del tratto gastrointestinale. Gli inquinanti di ogni genere a cui siamo esposti, dallo smog atmosferico alle microplastiche, danneggiano anche epiteli e mucose e favoriscono l’ingresso degli allergeni nell’organismo, facilitando lo sviluppo di una sensibilizzazione allergica. Tra l’altro, più aumenta l’inquinamento, più il danno alle mucose diventa importante, il che contribuisce ulteriormente a potenziare la risposta immunitaria anomala che porta ai sintomi dell’allergia”.

Inoltre, prosegue Canonica “anche una dieta scorretta (per esempio l’alimentazione ‘occidentale’, che è sempre più diffusa e si discosta dalla dieta mediterranea facendo ampio uso di cibi industriali processati, ndr), alterando la composizione della flora batterica intestinale modifica le mucose del tratto digerente, favorendo anche in questo caso il passaggio di allergeni e la comparsa di una risposta immunologica anomala. Può succedere perfino da anziani: un esordio di rinite allergica si può avere anche a 70 anni ed è bene esserne consapevoli per non sottovalutare i sintomi e arrivare a una diagnosi corretta. L’ambiente attorno a noi è molto cambiato e ogni momento è buono, ormai, per diventare allergici”.

Ma non è tutto, recenti studi indicano che i pollini possano scatenare sintomi anche in chi non è allergico, agganciandosi alle particelle d’inquinamento. A dimostrarlo è una ricerca di qualche tempo fa del Max Planck Institute di Mainz, in Germania, osservando che il polline può fare da veicolo per ozono, biossido di azoto e particolato che vengono così trasportati e rilasciati in profondità nelle vie aeree.

Secondo Mario Di Gioacchino, presidente Siaaic: “I pollini delle zone inquinate sono ricoperti da sostanze nocive che alterano il loro contenuto allergenico e possono rafforzarne l’effetto, provocando con maggiore facilità reazioni allergiche in chiunque”, ed aggiunge: “Gli ossidi di azoto e l’ozono, in alta concentrazione, alterano le componenti proteiche dei granuli pollinici a tal punto da innescare rinite e tosse anche in chi non è allergico: alcuni pollini, per esempio quelli delle graminacee, innescano l’iperattivazione di recettori cellulari che innescano la reazione del sistema immunitario, indipendentemente dal fatto che si sia allergici”.

Ovviamente la prima regola è curarsi bene dopo aver ricevuto una diagnosi corretta. “Tuttora molti sottovalutano i sintomi e l’importanza di una valutazione approfondita, che non è più quella coi semplici test allergici sulla cute”, sottolinea Canonica. “Oggi con un prelievo di sangue e i test molecolari allargati si possono analizzare poco meno di 300 antigeni e scoprire allergie crociate (quando l’allergia a un polline si associa per esempio a un’allergia alimentare perché polline e cibo condividono molecole simili, ndr), dando così indicazioni più precise per proteggersi dalla comparsa dei sintomi, ma soprattutto avendo la possibilità di disegnare un’immunoterapia specifica per l’antigene che più di tutti gli altri provoca fastidi”.

In conclusione, considerando che non si può far molto per prevenire le allergie se non cercare di avere uno stile di vita sano, trascorrere più tempo possibile dove l’aria è pulita.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cadenza settimanale.