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Si alza ancora la tensione in Kosovo, morti e feriti. Presidente serbo Vucic: “Non riconosceremo mai l’indipendenza”

In Kosovo torna altissima la tensione tra serbi e albanesi, e mentre Albin Kurti da Pristina parla di terroristi “spalleggiati da Vucic”, il presidente serbo Aleksandar Vucic risponde secco: “Molti serbi sono morti per la libertà della Serbia e per il Kosovo e Metohija come parte della Serbia, e una cosa si può dire con sicurezza: al Kosovo e a Metohija non sarà mai concessa l’indipendenza, almeno non dalla Serbia”

Forze di Pristina ieri mattina a Banjska, Nord del Kosovo a confine con la Serbia

Tensione alle stelle in Kosovo – soprattutto tra Belgrado e Pristina – dopo che la notte di sabato scorso nel villagio di Banjska, nel nord del Kosovo a maggioranza serba, a seguito dell’alzata di una barricata serba con due camion, è scoppiato uno scontro a fuoco nel quale un poliziotto kosovaro è rimasto ucciso e altri due sono stati feriti.

La situazione è peggiorata poi nella giornata di ieri, dove sempre a Banjska – vicino a Zvecan, uno dei comuni dove già a maggio erano scoppiati violenti scontri tra serbi e albanesi – un presunto commando di terroristi serbi ha preso d’assalto il monastero appartenente alla chiesa ortodossa serba – del villaggio al confine con la Serbia. Sette assalitori sono stati quindi uccisi dalla polizia kossovara e quattro sono stati arrestati.

Il gruppo, che secondo Pristina era formato da una trentina di uomini “parlavano serbo, sono professionisti militari, mascherati e con diverse uniformi, dotati di armi pesanti, granate e aiutati da veicoli blindati”. Il premier di Pristina Albin Kurti li ha definiti “uomini spalleggiati da Vucic”, il presidente serbo, con cui l’albanese ha tenuto colloqui in sede europea il 14 settembre, e che sono miseramente falliti portano il dialogo tra Belgrado e Pristina a un punto totalmente morto.

Da parte sua il Presidente serbo Aleksandar Vucic ha tenuto da Belgrado ieri una conferenza stampa dicendo: “Chiedo scusa ai cittadini serbi a cui non abbiamo potuto rivolgerci prima, perché dal 1999 non abbiamo un controllo effettivo sul Kosovo e Metohija, e ci è voluto molto tempo per indagare su tutto quello che è successo, cosa è successo questa mattina, durante tutta la mattinata e nel pomeriggio, affinché si possa annunciare la verità. D’altra parte prepariamo il terreno per prendere le decisioni adeguate”, ha sottolineato Vučić nel suo discorso ai cittadini.

Ha riferito che intorno alle 2:46 di domenica notte un gruppo di serbi del Kosovo ha disposto due camion come barricate a Banjska: “Poi arriva la polizia del Kosovo, che cerca di rimuovere le barricate. C’è un conflitto con i serbi che hanno eretto le barricate. In questo conflitto è stato ucciso l’ufficiale di polizia Afrim Bunjaku e un’altra persona è rimasta ferita. Alle 8:37, l’ufficiale amministrativo i valichi Jarinje e Brnje sono chiusi e gli scontri continuano ancora. Alle 10:15 informano dell’operazione antiterroristica“.

Vucic ha sottolineato che, nonostante ne abbia parlato molte volte, nonostante abbia avvertito ogni giorno a Bruxelles e a New York che tutto ciò sarebbe potuto accadere, pochi funzionari e politici hanno voluto ascoltarlo: “I serbi del Kosovo, e non quelli della Serbia centrale, come hanno mentito nei media di Pristina, si sono ribellati non volendo più sopportare il terrore di Kurti”, ha spiegato Vučić, aggiugendo che “Non voglio giustificare l’uccisione di un poliziotto albanese, è riprovevole e nessuno ne aveva bisogno, men che meno il popolo serbo, soprattutto nel momento in cui tutti si sono resi conto che Kurti era il principale organizzatore del caos e non c’è aggirare il problema”, ha sottolineato il capo di Belgrado, che ha accusato la polizia albanese di Pristina di aver voluto intenzionalmente uccidere quanti più uomini possibile durante l’azione antiterroristica al monastero, “ridendo dei feriti” serbi che avrebbero voluto “lasciare morire” invece di soccorrerli.

Un discorso lungo e duro quello di Vucic, dove ha anche affermato che: “I recenti sviluppi hanno rafforzato la convinzione che non riconosceremo mai l’indipendenza del Kosovo. Qualunque cosa facciate, non riconosceremo mai l’indipendenza del Kosovo. La Serbia non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo”, aggiungendo che “molti serbi sono morti per la libertà della Serbia e per il Kosovo e Metohija come parte della Serbia, e una cosa si può dire con sicurezza: al Kosovo e a Metohija non sarà mai concessa l’indipendenza, almeno non dalla Serbia.”