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Sindacato CIMO all’ASP Agrigento: “Il nuovo DG Santonocito rompa col passato e ripristini legalità e trasparenza”


Il Segretario Regionale del sindacato eei medici CIMO, Dr Giuseppe Riccardo Spampinato, invia una lettera al nuovo dirigente dell’ Asp di Agrigento Santonocito, invitandolo a dare corso ad una nuova stagione di relazioni sindacali

Il Sindacato dei medici CIMO – scrive Spampinato – ha ripetutamente lamentato in passato la mancanza all’ASP di Agrigento di vere relazioni sindacali, denunciando inoltre gravi e grossolane storture amministrative delle recenti gestioni manageriali, registrando, a fronte dell’auspicata apertura al dialogo e alla collaborazione, un irrigidimento da parte dell’amministrazione agrigentina, non soltanto dal vertice istituzionale ma, soprattutto, da parte dell’intera macchina burocratica-amministrativa messa sotto accusa.

In assenza di riscontri concreti da parte dei vertici aziendali, CIMO ha continuato a contestare i comportamenti arbitrari nell’attribuzione di incarichi dirigenziali o nelle sostituzioni dei Direttori di struttura complessa, ha segnalato svariati atti deliberativi impropri e inopportuni, spingendosi a presentare esposti alla Magistratura ordinaria e contabile; ha inoltre denunciato i gravi problemi legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro e alla mancanza di un efficace Servizio di Prevenzione e Protezione, nonostante l’impegno di risorse economiche non indifferenti.

Evidentemente, attraverso le sue iniziative, CIMO è andata a toccare qualche nervo scoperto in seno alla ASP di Agrigento, la cui reazione è stata scomposta e aggressiva, con esponenti sindacali o semplici iscritti CIMO divenuti bersaglio di procedimenti disciplinari che, pur conclusisi con l’archiviazione degli stessi, hanno tuttavia causato serio imbarazzo a chi li ha dovuti subire, facendo fronte anche a spese legali non indifferenti.

In un caso un dirigente medico si è visto inaspettatamente recapitare, peraltro durante un periodo di convalescenza, una missiva contenente la sanzione del licenziamento senza preavviso, anche se con sospensione degli effetti in attesa della conclusione del relativo procedimento penale.

Peccato che il suddetto dirigente medico, peraltro Direttore di Unità Operativa Complessa, non sia mai stato sottoposto ad alcun procedimento penale né abbia mai ricevuto alcun avviso di garanzia e come, a distanza di oltre un anno, la Commissione per i Procedimenti Disciplinari della stessa ASP di Agrigento, ha dovuto rivedere quel giudizio e ne abbia disposto l’archiviazione, motivandola con l’affermazione che il procedimento disciplinare che aveva condotto alla drastica decisione del licenziamento “si fondava su un erroneo presupposto, ossia l’esistenza di un procedimento penale a carico del dipendente, cui non vi è evidenza, allo stato, con documentazione acquisita ed acquisibile”.

Dunque, l’ASP di Agrigento promuove, nei confronti di un proprio dipendente, un procedimento disciplinare con richiesta di licenziamento, basandosi sulla sussistenza di un procedimento penale inesistente, facendo ravvisare un fumus persecutionis avvalorato dal fatto che, nonostante la cautela adottata dallo stesso Ufficio Procedimenti disciplinari con la sospensione degli effetti del licenziamento inizialmente comminato, l’allora Direttore Generale Ficarra dispose, a dispetto di qualsivoglia norma legislativa e contrattuale, il trasferimento ad altra UOC del medico ingiustamente incolpato, che evidentemente risultava scomodo nel ruolo rivestito fino a quel momento.

Ma non è questo l’unico caso di angherie e soprusi nei confronti di chi orbita, a vario titolo, attorno al Sindacato dei medici CIMO; altri procedimenti disciplinari sono stati celebrati dinanzi al competente Ufficio, tutti archiviati grazie alla tutela sindacale e al (costoso) patrocinio legale che hanno sempre dimostrato l’estraneità ai fatti contestati.

È indubitabile come l’attività sindacale di CIMO in seno all’ASP di Agrigento, improntata alla pungolante richiesta del rispetto della trasparenza e della coerenza dell’azione amministrativa, abbia invece suscitato tali scomposte reazioni da parte di un entourage amministrativo che, a prescindere dal vertice aziendale di turno, sembra dettare il bello e il cattivo tempo, infischiandosene altamente del rispetto delle norme e disconoscendo quella trasparenza che dovrebbe improntare i comportamenti della Pubblica Amministrazione.

Ad Agrigento, gli incarichi di punta della macchina amministrativa vengono da troppi anni ricoperti dai soliti noti, spesso con il concentrarsi di più incarichi negli stessi soggetti, talvolta anche a dispetto di ragioni di opportunità o addirittura in presenza di vere e proprie situazioni di incompatibilità.

Nonostante i rilievi presentati da parte sindacale, si è perseverato su questa strada e quindi, per vedere ripristinata la legalità, CIMO è dovuta ricorrere a varie denunce e ad azioni giudiziarie. Ma i tempi della Giustizia sono purtroppo lenti e quindi le situazioni di illegalità, a volte incresciose, perdurano ancora oggi.

Né sono finora valse alla soluzione del problema le segnalazioni inviate all’Assessorato e ai suoi Uffici competenti, non certo per connivenza ma verosimilmente perché scardinare il “Sistema Agrigento” sembra essere più complesso di ciò che appare a prima vista.

Oggi si insedia, nel pieno dei suoi poteri, il nuovo Direttore Generale, Giorgio Santonocito, proveniente da altra Provincia e pertanto estraneo alle contorte logiche che hanno finora permeato l’azione amministrativa all’ASP agrigentina.

Al Neodirettore, oltre ad augurare un proficuo lavoro per il bene e il rilancio della Sanità agrigentina, chiediamo di chiudere con la “stagione della caccia alle streghe”, rompendo definitivamente col fumoso passato che ancora oggi aleggia attorno ai vertici dell’ASP.

È indispensabile aver ben chiaro che la mission aziendale deve unicamente essere improntata a fornire ai cittadini della Provincia servizi sanitari di elevata qualità e non ad una gestione di potere di non chiara matrice, come sembra essere accaduto finora.

Occorre un profondo rinnovamento della squadra che avrà in carico la governance aziendale, puntando anche, come da specifica previsione di legge, sulla necessaria rotazione dei dirigenti amministrativi, evitando le duplicazioni di incarichi e il concentrarsi di posizioni di potere che, allo stato, hanno prodotto unicamente guasti e storture.