E’ stato anche a Sciacca, Anis Amri, il 24enne tunisino sospettato numero uno per la strage di Berlino, quella che lunedì sera ha lasciato esanimi in terra dodici innocenti – tra cui la nostra connazionale Fabrizia Di Lorenzo orginaria di Sulmona, in Abruzzo -, travolti da un tir assassino al mercatino di Natale organizzato nel centro della capitale tedesca.
Amri, già ben noto alle forze dell’ordine, è stato uno degli ospiti del carcere di Sciacca. Ma non solo, il tunisino ha anche “soggiornato” nelle carceri di Agrigento, Catania, Palermo e Enna. Già nel 2013, mentre era detenuto ad Agrigento, sarebbe stata notata la sua “radicalizzazione” e l’avvicinamente all’islam più violento.
La Procura di Palermo avrebbe già aperto un’inchiesta per capire cosa abbia fatto nei mesi vissuti in Sicilia, in particolare nel Capoluogo, dove si sospetta che avrebbe anche acquistato alcuni documenti falsi, in particolare un passaporto che gli sarà ritrovato addosso dalla polizia a Friedrichshafen, vicino alla Svizzera il 30 luglio 2016.
Del sospetto terrorista si sa che nel 2011 sarebbe stato uno dei tanti migranti arrivati sui barconi a Lampedusa. Dopo poco tempo, finisce indagato per il ruolo avuto nel caso dell’incendio doloso che distrusse il centro di accoglienza di Lampedusa.
Successivamente, gli arriva addosso una condanna a quattro anni per lesioni e violenza privata, questa volta a Catania. Da lì sconta la sua pena in giro per le carceri dell’Isola: Catania, Enna, Sciacca, Agrigento e Palermo, dove viene detenuto sia al Pagliarelli che all’Ucciardone. Un tipo piuttosto interessante Amri, che in quattro anni di condanna colleziona dodici violazioni disciplinari che gli valgono 74 giorni di isolamento.
Nel 2015 torna in libertà e viene ospitato nel centro Cie di Caltanissetta. Le magnifiche leggi italiane riescono soltanto a dargli una “intimazione” a lasciare il territorio italiano; ma senza il consenso del suo Paese d’origine, non viene rimpatriato. I suoi dati finiscono però nella banca dati Sis, il Sistema di informazione Schengen, malgrado siano ben note anche all’intelligence degli USA, partner NATO. Tuttavia Amri lascia davvero la Sicilia, considerato che nel luglio del 2015 chiede asilo politico alla Germania.
A Berlino completa il suo percorso di radicalizzazione, frequentando una comunità di salafiti che ha nell’Imam, iracheno e fondamentalista Abu Walaa la sua guida. Imam, che circa un mese fa è stato arrestato con l’accusa di essere un reclutatore dell’Isis in Germania.
Amri comunque riesce a sfuggire al controllo delle autorità tedesche che ne perdono le tracce fino ad oggi, dove ritrovano sotto un sedile del Tir che ha travolto la folla, un documento di Amri e le sue impronte digitali sul volante.
Su di lui pende una taglia da 100’000 euro, tuttavia non possiamo non chiederci quanto sia curioso ritrovare “spesso”, così fortuitamente, i documenti dei terroristi nei luoghi dove hanno colpito.
Giornalista Direttore responsabile di Fatti&Avvenimenti. Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.