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Tumori che appena scoperti sono già allo stadio finale sono correlati al vaccino? Un’inchiesta tenta di dare risposte

I casi di tumori che non appena scoperti sono già allo stadio finale e portano alla morte nel giro di pochi mesi sono in aumento esponenziale e questo servizio tenta di dare delle risposte

L’Istituto Superiore della Sanità certifica che nel 2022 ci sono stati 390.700 nuove diagnosi di cancro, con un aumento di ben 14.100 casi in due anni, una situazione allarmante, della quale pare nessuno se ne stia occupando. Ad interessarsi di questi i casi è ancora una volta il programma “Fuori dal coro” in onda su Retequattro e condotto dal giornalista Mario Giordano, con un’inchiesta curata dalla giornalista Raffaella Regoli che nella puntata di ieri sera, 22 novembre, si chiede se l’aumento sia dovuto ai mancati screening, come dice qualcuno o se ci sia una possibile  correlazione con i vaccini covid.

A supporto della seconda ipotesi, la giornalista ha intervistato alcune persone che dopo avere fatto le dosi di vaccino, oltre a svariati problemi sono stati colpiti dal cancro e nella forma più violenta. Gli intervistati hanno raccontato le loro terribili storie e tutti si sono detti abbandonati dallo stato e chiedono la verità su quale sia la causa che ha scatenato la malattia.

Per cercare di dare una risposta a queste persone, Raffaella Regoli ha intervistato il dott. Maurizio Federico, direttore del centro nazionale per la salute dell’Istituto Superiore della Sanità e coordinatore del gruppo di ricerca dei vaccini, che ha pubblicato studi su prestigiose riviste internazionali. Il dott. Federico ha accettato di parlare della problematica ma precisando che tutto quello che ha detto è a “titolo personale”. La giornalista chiede se esistono studi che dicano se questi vaccini possono produrre il cancro, il ricercatore risponde che per quanto riguarda la cancerogenicità, è scritto nero su bianco, che “le ditte non hanno sviluppato studi in questa direzione”.

Il dott. Maurizio Federico aggiunge anche che ha contattato il Ministreo della salute proponendo l’avvio di un progetto nazionale di ricerca, ma la proposta non è stata nemmeno presa in considerazione. La giornalista a quel punto incalza il direttore: “perché è ancora tabù parlare di effetti avversi”, la risposta lascia basiti: “ io ho la sensazione – dice Federico – che la questione degli effetti avversi ancora non è stata sufficientemente digerita e accettata più che dalla classe scientifica,  quella politica”. “La cosa peggiore – conclude il professore – è far finta di nulla e non intraprendere questi studi”.