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Ucraina. Il “grande bluf” dei Leopard tedeschi: il produttore ha moltiplicato il fatturato, ma a Kiev non serviranno

Il si della Germania all’invio dei Leopard a Kiev, alla fine è solo una mera operazione commerciale: farà le fortune del produttore, Rheinmetall, ma sul campo non avvantaggerà Kiev. La guerra si conferma una tragedia per tutti e un affare per pochi


L’hanno già ribattezzata facendo il verso alla vecchia alleanza politica tedesca, la “Grande coalizione Leopard”, ma a parte i proclami propagandistici, sul campo già scricchiola. Il Portogallo ci sta ripensando, la Grecia si è appena sfilata dall’alleanza e non fornirà i carri tedeschi a Kiev, mentre la Polonia inganna tutti.

Il Portogallo, preoccupato che il conflitto possa allargarsi non è più convinto: “addestreremo gli ucraini, ma non ci separeremo mai dai nostri Leopard”, ha tagliato corto il premier Antonio Costa, che teme un’escalation del conflitto e il prezzo dell’operazione, perché i suoi 37 carri sono zeppi di falle. Rimetterli in sesto costerebbe tantisimo e così alla fine probabilmente Lisbona ne fornirà non più di tre.

Dalla Grecia il primo ministro Kyriakos Misotakis, ha gelato le aspettative residue: “aiutiamo Kiev, ma i nostri Leopard sono incedibili. Ci attendono tempi duri e i carri ci servono, perché la Turchia resta una mina vagante”. Zelensky che aveva esultato, di fatto perde il supporto del primo operatore mondiale di Leopard.

Ma anche da chi fornirà i carri armati, per Kiev non arrivano buone notizie. Il quotidiano El Pais, citando funzionari governativi, ha scritto che i carri che Madrid invieràin Ucraina, in realtà “sono scarti”, che i militari spagnoli paragonano a “autentica spazzatura”, del tutto inutile in battaglia. Le blindature di questi carri non possono nulla contro i razzi russi.

La Polonia è quella più determinata, vede, anche se non lo ammette che i russi hanno ormai in mano il Donbass e stringe i tempi dimezzando l’iter di formazione dei carristi ucraini. Decisione azzardato che esporrà i soldati a rischi futuri. Un carro armato è di fatto un ecosistema, funziona solo se la sua integrazione con le altre armi di terra e di cielo è perfetta e se i suoi equipaggi sono esperti.

Discorso diverso per la Germania, il cancelliere Olaf Scholz da un lato butterà soldi per ricondizionare 99 carri aggiuntivi, dell’azienda Ffg: parliamo sempre di Leopard 1, ormai decrepiti, e dai calibri diversi dagli altri carri promessi a Kiev, operazione esosa, finanziata in perdita dall’erario tedesco, ma dall’altro lato farà la fortuna del produttore, Rheinmetall. In pratica l’affare Leopard potrebbe ridursi a une mera operazione commerciale per i tedeschi che non avvantaggerà Kiev.

Ed infatti, non appena il governo tedesco ha dato il via libera ai trasferimenti, le azioni del gruppo tedesco che produce il Leopard 2 sono schizzate verso l’alto, toccando livelli mai raggiunti in 134 anni di storia. Vale oggi 10 miliardi di euro. La guerra in Ucraina ne ha moltiplicato il fatturato, più che raddoppiandolo nel giro di un anno.

Se tutto andrà come previsto, Rheinmetall entrerà presto nel novero del Dax, l’indice più esclusivo della Borsa di Francoforte. Dai soli carri armati l’azienda di Dusseldorf ricaverà 350 milioni di euro quest’anno e altrettanti nel 2024, senza contare i contratti milionari per le munizioni associate.