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In 4 giravano con borsoni pieni di Mitra, fucili, pistole e caricatori con proiettili: arrestati


A vederli sembrava una scena di un “action movies”, holliwuddaino, in quattro, con dei borsoni pieni zeppi di armi, andavano in giro per la città indisturbati.

A segnalare ai poliziotti i quattro ‘sospetti’ che camminavano a piedi con alcuni borsoni in mano, è stata una telefonata alla Sala operativa della Questura.

È successo a Catania, in via Dell’Adamello, nel quartiere San Leone. Secondo la ricostruzione degli agenti, i quattro stavano trasferendo un arsenale “bellico” da un posto ad un altro.

Dopo la segnalazione, i poliziotti, si sono recati sul posto ed hanno notato due persone che, alla vista della pattuglia, si sono date alla fuga, rifugiandosi all’interno di uno stabile. È quindi iniziato l’inseguimento a piedi, conclusosi sul pianerottolo di un palazzo, dove c’erano altre due persone armate. Gli agenti, pistole in pugno hanno bloccato i quattro. Aperti i borsoni gli uomini delle Questura, hanno trovato un vero e proprio arsenale composto da micidiali armi automatiche, fucili, pistole e le relative cartucce.

Ecco l’elenco: una mitraglietta modello M&P 15 Tony Sistem Component, con matricola abrasa; un fucile calibro12 marca “Benelli” con matricola abrasa, un fucile doppietta calibro 16 con canne e calcio tagliate tipo “canne mozze”, una pistola mitragliatrice calibro 7,65 riportante la scritta “Salve Blanc”, una pistola marca “Bruni” modello 92 modificata, sei caricatori e oltre 1000 cartucce. Trovati anche un giubbotto antiproiettile, una fondina e due telefoni cellulari.

I quattro, Concetto Piterà, 41 anni, pregiudicato, Alfio Cristian Licciardello, 25 anni, pregiudicato, Salvatore Bonaccorsi, 40 anni e Antonino Guardo, 29 anni, pregiudicato, sono stati quindi arrestati e condotti nel carcere a Piazza Lanza a Catania.

Le accuse sono pesanti e vanno dal porto abusivo di armi comuni da sparo, al porto abusivo di armi da guerra, porto abusivo di armi clandestine ed alterate, porto abusivo di munizionamento da guerra e comune da sparo, fino alla ricettazione.

Le indagini sono ancora in corso, gli inquirenti intendono risalire alla provenienza delle armi e cercare di capire per cosa dovevano servire e quali intenzioni avesse il ‘commando’.