Il 60enne saccense Gianni Melluso, noto alle cronache come “Gianni il bello”, condannato dalla Corte di Assise di Trapani all’ergastolo, quale mandante, per l’omicidio della giovane Sabine Maccarone, prova a difendersi nel processo d’appello, apertosi davanti la Corte d’Assise di Palermo, presieduto dal giudice Fabio Marino
La vicenda è quella relativa all’assassinio di Sabine Maccarone, il cui corpo fu trovato in un pozzo il 16 aprile del 2007 e per il quale venne condannato come esecutore materiale del delitto, Giuseppe D’Assaro, che nel processo indicò Melluso quale mandante. Gli avvocati Carmelo Carrara e Antonino Caleca, che difendono nell’appello Gianni il bello, puntano per ribaltare la sentenza, sull’inattendibilità del D’Assaro.
“ L’assoluta inattendibilità di D’Assaro” – sostengono i difensori di Melluso – è certificata dalla sentenza, passata in giudicato, del processo per concorso nel sequestro di Denise Pipitone, che l’avv. Carrara ha prodotto in apertura del processo d’appello. Altra richiesta istruttoria della difesa è stata l’acquisizione di un’intervista di Melluso a “Chi l’ha visto” durante la quale il saccense esortava D’Assaro a costituirsi dopo il rinvenimento del cadavere di Sabine Maccarone. Infine, è stata disposta l’audizione del consulente della difesa, professore Eduardo Scalici, che evidenzierebbe modalità diverse nel delitto della giovane rispetto a quelle indicate da D’Assaro.
La prossima udienza è stata fissata per i l 23 maggio, durante la quale verrà sentito il consulente della difesa e nella stessa udienza, verrà escusso anche un anatomopatologo che aveva effettuato rilievi autoptici.
Redazione Fatti & Avvenimenti