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Catania. La G.d.F. ha arrestato il presidente dell’antiestorsione Sicilia, Campo: chiedeva il pizzo agli associati


La Guardia di Finanza di Catania, ha arrestato Salvatore Campo, presidente dell’Associazione siciliana antiestorsione (Asia): l’accusa è di falso ideologico e peculato

Salvatore Campo, dopo l’arresto eseguito dalla guardia di finanza di Catania, è stato posto ai domiciliari. Oltre alle accuse di falso ideologico e peculato, il presidente di ASIA, che ha sede ad Aci Castello (DT), è anche indagato per estorsione continuata nei confronti di alcune vittime del racket che avevano richiesto accesso allo specifico fondo di solidarietà statale.

Il provvedimento di arresto è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura distrettuale di Catania. Il giudice delle indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo di circa 37 mila euro, pari a fondi pubblici erogati dalla Regione Siciliana a favore dell’associazione antiracket Asia di cui, secondo l’accusa, Campo si sarebbe “illecitamente appropriato, utilizzandoli per fini esclusivamente personali”.

AGGIORNAMENTO

L’attività investigativa del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania , si è basata sul monitoraggio delle associazioni e organizzazioni antiracket e antiusura operanti nel territorio catanese, avvalendosi di intercettazioni telefoniche, ambientali, videoriprese, escussioni testimoniali e accertamenti bancari.

Il quadro indiziario uscito fuori nei confronti di Campo, è grave, secondo gli inquirenti, costringeva, anche con metodi definiti “mafiosi”, le vittime dell’estorsione della criminalità organizzata, di usura e i negozianti minacciati, a consegnargli somme in denaro non spettanti, in misura proporzionale ai riconoscimenti previsti dal fondo di solidarietà per le vittime.

Campo quindi, sempre secondo gli investigatori, anziché aiutare le vittime “tendeva ad assoggettarle, subordinando il sostegno dell’associazione – specificatamente nella predisposizione delle istanze di accesso ai benefici di legge – all’accoglimento delle proprie pretese economiche, oscillanti tra il 3% e il 5% del beneficio concesso dalla legge alla vittima del reato”.

Gli episodi contestati sono almeno tre. Nel primo, il gestore di una libreria vittima di estorsione e usura ha rifiutato di assecondare le pretese di denaro di Campo, il quale chiedeva il 3% della somma che l’uomo avrebbe percepito quale ristoro di legge, prospettando al libraio le inevitabili lungaggini burocratiche cui sarebbe incappato se non si fosse avvalso del suo intervento.

Nel secondo, Campo riscuote dai familiari di una vittima della criminalità organizzata – che avevano assistito all’omicidio del loro congiunto- una busta con 1.500 euro in contanti senza i quali avrebbe di fatto interrotto la sua assistenza a favore delle vittime per il riconoscimento degli ulteriori benefici di legge.

Nel terzo caso, la vittima era un cittadino straniero (titolare di un bar) costretto a versare a Campo 3.000 euro in contanti per il timore, indotto da atteggiamenti intimidatori, di non essere adeguatamente seguito nel disbrigo delle pratiche necessarie per ottenere il saldo del risarcimento spettante. In una circostanza, Campo avrebbe anche consigliato a una vittima del racket di farsi attestare da un medico compiacente una falsa patologia al fine ottenere illegittimamente un maggior risarcimento da parte dello Stato.

I riscontri eseguiti sugli estratti bancari dai Finanzieri, hanno evidenziato un utilizzo personale dei fondi dell’associazione da parte di Campo, mediante l’emissione di assegni circolari poi cambiati per cassa dallo stesso indagato o fatti confluire in conti personali o per il pagamento di spese non attinenti agli scopi dell’associazione. Sempre dagli accertamenti bancari eseguiti, è emersa un’appropriazione complessiva dei fondi associativi di oltre 70.000 euro. Solo una parte degli stessi (circa 37.000) è riferibile ai fondi pubblici, per i quali il Gip ha disposto il sequestro.