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Coronavirus. Spostamenti limitati senza App “Immuni”, Copasir indaga e la libertà a rischio come in un film


Il Copasir, la commissione parlamentare di vigilanza sui servizi segreti e la sicurezza nazionale, guidata dal Leghista On. Raffaele Volpi vuole vederci chiaro sull’App: “E’ materia di sicurezza nazionale, forse sentiremo il Commissario Domenico Arcuri”

Il Governo Conte vuole controllare gli spostamenti e gli incontri di ogni uomo, donna e bambino d’Italia? E’ molto probabile. Sembra una tesi complottista o la trama di un film di fantascienza, ma è la realtà che permette la tecnologia di oggi: allo scopo di controllare in tempo reale l’eventuale diffusione di una seconda ondata di coronavirus, il Governo di Giuseppe Conte avrebbe in programma, per la “Fase 2” di contrasto al Coronavirus, di “esortare” gli italiani ad usare l’app chiamata “Immuni”, un’app di tracciamento a cui fornire anche i propri dati personali attraverso la compilazione di un “diario clinico” e che traccerà non solo gli spostamenti quotidiani, ma anche le persone con cui si entra in contatto, a condizione che anche queste usino l’app che però, promettono dal governo, rispetterà la privacy delle singole persone anonimizzando tutte le informazioni, anche se già molti esponenti del mondo politico hanno sollevato forti dubbi e perplessità.

Un’app che pare, non sarà obbligatoria ma volontaria, tuttavia per avere un controllo rilevante della popolazione – esattamente lo scopo dell’App – è necessario che almeno il 60% della popolazione utilizzi l’applicazione di tracciamento, per questo il Governo avrebbe in programma  di “invogliare” – o forse sarebbe meglio dire, obbligare – all’uso dell’App limitando considerevolmente la possibilità di spostamento per chi non vorrà utlizzarla. Addirittura, si ipotizza anche di creare dei braccialetti elettronici per gli anziani, in modo tale che, anche chi non sappia usare o non possieda uno smartphone possa essere tracciato con l’app.

La proposta, ancora in fase di elaborazione, potrebbe essere formalizzata nei prossimi giorni dalla commissione tecnico-scientifica voluta dal Governo, d’accordo con Domenico Arcuri, il commissario straordinario che ha firmato l’ordinanza proprio per l’app e d’intesa anche con la task force guidata da Vittorio Colao. Alla fine sarà lo stesso Governo Conte a decidere.

Cosa è Come funziona l’App

L’App per di tracciamento che il governo vuole usare per controllare l’eventuale diffusione del Coronavirus si chiama “Immuni”. Tale App è stata creata dalla software house milanese guidata da Luca Ferrari “Bending Spoons”. Lo scorso giovedì 16 aprile i vertici della società e il commissario all’emergenza coronavirus Domenico Arcuri hanno firmato il contratto per fare diventare “Immuni” la app ufficiale del governo italiano.

Un certo strano e preoccupante mistero aleggia sul reale funzionamento dell’App, sui dati che raccoglie e sulla loro gestione, anche se si assicura sempre la privacy attraverso un sistema di criptazione e anonimazione dei dati, che però non è stato ancora spiegato nel dettaglio.

Da quel che si sa, l’App, scaricabile liberamente, ha due funzioni già ben delineate, almeno fino ad ora.

La prima funzione riguarda il sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth per rilevare la vicinanza con altri smartphone con l’App entro il metro di distanza. L’app inoltre conserverà sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi criptati e anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino entro un certo periodo.

Insomma ipotizzando che tutti in Italia scaricassero l’App sul loro smartphone: andate a fare la spesa? L’App saprà accanto a quante persone siete passati con il carrello e lo memorizzerà. Andate dall’amante? L’App saprà quando il vostro cellulare era vicino a quello dell’amante e per quanto tempo sono rimasti vicini e, anche se non è stato chiarito espressamente, probabilmente saprà anche la vostra posizione geografica. 

Raccolti questi dati infatti, quando un cittadino che ha scaricato l’app sarà sottoposto al test per il coronavirus, un operatore sanitario gli chiederà se ha installato l’app. A quel punto l’operatore fornirà un codice al cittadino e lo stesso potrà caricare su cloud i dati raccolti dalla sua app, compresa la lista anonima delle persone a cui è stato vicino.

A quel punto, il server su cloud calcolerà per ogni identificativo il rischio di esposizione al coronavirus sulla base di criteri come la vicinanza fisica e la durata temporale del contatto. In seguito, il server calcolerà una lista degli utenti più a rischio – e non è stato specificato se per effettuare tale calcolo avrà accesso anche al “diario clinico” degli utenti dell’App, ma appare probabile – ai quali è possibile inviare una notifica sullo smartphone che sarà decisa dalle autorità sanitarie: potrebbe chiedere di autoisolarsi o di contattare i numeri appositi per l’emergenza. 

Al momento non sarebbe prevista una forma di tracciamento tramite gps, ma nulla esclude che venga realizzato, anche perchè se lo scopo è tracciare la diffusione del virus, è evidente la rilevanza del sapere dove in Italia, questo rischia di diffondersi.

La seconda funzione dell’App è un diario clinico, nel quale ciascun utente dovrà inserire dati personali e privati quali: età, sesso, presenza di malattie pregresse, assunzione di farmaci, ecc.. Tale diario clinico dovrebbe restare privato, ma è evidente che si attendono ulteriori comunicazioni sull’App anche alla luce delle barricate che parte della politica stà già cominciando a montare.

La privacy “rispettata”, la sicurezza Nazionale e i diritti Costituzionali

Il tema è delicato, delicatissimo, perché, detto in modo semplice: si tratta di sacrificare almeno idealmente la privacy dei cittadini in nome della sicurezza dei controlli, rischiando oltretutto che i dati sensibilissimi immagazzinati dall’App – seppur in forma più o meno anonima – possano essere oggetto di interesse da parte di aziende private e governi stranieri.

Com’era logico aspettarsi, a gamba tesa sulla questione è entrato il Leader della Lega Matteo Salvini: “Un commissario non può certo derogare dai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il popolo, ad essere investito di decisioni così delicate”.

“Inoltre sulla app sono evidenti alcune gravi criticità da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione di diritti e dati privati degli Italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa”, sottolinea il leader della Lega, rimarcando come “La nostra libertà non è in vendita”.

L’App è un tema talmente delicato che il Presidente del Copasir, la commissione parlamentare su servizi segreti e sicurezza nazionale, l’onorevole Raffele Volpi eletto con la Lega, ha scritto ieri: “Il Comitato per la sicurezza della Repubblica intende approfondire la questione dell’App “IMMUNI” sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal Commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione non escludendo l’audizione dello stesso Arcuri ritenendo che si tratti di materia afferente alla sicurezza nazionale”.

Nel weekend appena trascorso inoltre i componenti del Copasir Antonio Zennaro (M5S) ed Enrico Borghi (Pd), avevano chiesto che il Comitato si occupasse della app: “sotto il profilo del suo impatto sul sistema complessivo delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo della applicazione”.

Ma a sollevare dubbi sull’App è anche Alessandro Morelli, deputato della Lega e presidente della Commissione Telecomuncazioni alla Camera: “Sulla app per il tracciamento del virus del governo non c’è nessuna garanzia per la privacy degli italiani e sulla sicurezza sui server. Crea grande allarmismo il fatto che lo stesso Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, dichiari a mezzo stampa di non essere stato coinvolto nella valutazione dell’applicazione su cui è ricaduta la scelta del governo. Questi commissari sono entrati troppo nella parte, si devono ricordare che il loro ruolo di nominati dal premier mai eletto non può scavalcare Parlamento e Authority e farsi beffa di norme che tutelano le basi del nostro convivere civile. Siamo pronti ad una sessione di audizioni alla Camera”.

Un’interrogazione alla Camera è stata annunciata anche da Federico Mollicone di Fratelli d’Italia:“Non sono state rese note – lamenta – le valutazioni della ‘task force dati’, sull’efficacia della soluzione tecnologica adottata, le sue effettive finalità, sulla sicurezza dei dati che verranno stoccati in un unico cloud ministeriale”.

La Senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena ha dichiarato: “Urge un confronto serio in Parlamento sulla libertà e tutela della privacy, l’utilizzo dell’app non può cadere sulle nostre teste per circolari e decreti una semplice ordinanza che il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ha firmato qualche giorno fa”.

Tuttavia anche da chi sostiene il Governo si alzano voci di dissenso e la richiesta che sia il Parlamento a decidere sull’App.

“L’app di tracciamento sarà un pezzo importante della prossima stagione in cui dovremo convivere con il Coronavirus. Mi limito a ricordare che in Italia vige comunque una Costituzione che non può essere elusa, soprattutto nella parte dei diritti fondamentali. Quel che è certo, è che dovrà discuterne il Parlamento”. Lo afferma il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci.

A Marcucci fa eco il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio: “È importante che si stia procedendo con la scelta del contact tracing come parte della strategia per condurre in sicurezza la Fase 2. Ma un terreno tanto delicato, che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone, non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell”ordinanza commissariale“.
 

Nomi importanti attorno alla Bending Spoons

La società che ha sviluppato l’App, la Bending Spoons lavorerà “esclusivamente per spirito di solidarietà”. La licenza d’uso è concessa gratuitamente al governo. Un regalo insomma, un regalo che mette in allerta il Copasir da parte di una società privata “fondata da quattro studenti”, ma che raccoglie finanziatori importanti dietro di sé e fattura milioni di euro ogni anno.
 
Altro che sogno americano, questo è il sogno italiano. La Bending Spoons fondata da 4 ragazzi italiani che si trovavano in Danimarca per motivi di studio, oggi vede il Luigi Ferrari il proprio amministratore delegato ed ha chiuso il 2018 con ricavi per 32 milioni e un utile di 3 milioni e conquistato nel tempo un azionariato decisamente rilevante. Tra gli investitori della società – scrive il Giornale – ci sono i tre figli di Luigi, Eleonora e Barbara Berlusconi, Renzo Rosso, Paolo Marzotto, Giuliana Benetton, le famiglie Dompè Tamburi e Lucchini. Nonché Mediobanca, il finanziere Davide Serra e il fondo internazionale Ardian.
 
La Bending Spoons per l’App immuni sarà affiancata dalla società di marketing Jakala e dalla rete lombarda di poliambulatori del Centro Medico Santagostino. Ma non solo, nell’operazione figura un altro nome eccellente: l’erede dell’Avvocato Agnelli. John Elkan attuale Presidente e Ad di Exor N.V. e Presidente di FCA, tanto che si vocifera che l’app verrà testata proprio tra i dipendenti degli stabilimenti della Ferrari.
 

Scenari da film di Hollywood e la triste realtà a cavallo della paura dei cittadini

Certamente lo scenario che apre quest’app ci pone davanti ad un mondo non solo sempre più connesso, ma anche sempre più pericolo per la libertà individuale dei cittadini. Era il 2008, ormai 12 anni fa, la fantasia del regista Christopher Nolan ci proponeva un Christian Bale nei panni di Bruce Wayne alias Batman che per combattere contro il Joker del premio oscar Heath Ledger, attraverso l’uso dei cellulari come radar, era in grado di tracciare una mappa 3d della città di Gotham al fine di acciuffare il “villain”, il cattivo.

Oggi, quella che il Governo Conte ci propone contro il Coronavirus è qualcosa di molto simile, almeno a livello teorico e fa riflettere non poco il fatto che nel film di Nolan, Batman, dopo aver sconfitto il Joker, dà ordine al suo aiutante Lucius Fox – interpretato da Morgan Freeman – di distruggere quella che era praticamente un’app per il tracciamento di tutta la città, poiché rappresentava un “potere troppo grande e troppo pericoloso”.

Il Governo italiano di Giuseppe Conte, invece, nel silenzio di un popolo impaurito dalla malattia, discute tranquillamente di usare quello stesso potere idealmente e non solo “troppo grande e troppo pericoloso”, facendolo magari passare come una mera disposizione commissariale, come se fosse una semplice ordinanza di poco conto.

Nel video sopra proposto, la clip da “Il Cavaliere Oscuro” in cui Batman parla del “sistema di tracciamento”.