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Coronavirus. Trapela bozza decreto Governo: fuga in massa dalla Lombardia verso sud e non solo


Il governo Conte si dimostra incapace di gestire l’emergenza coronavirus: prima di applicare le nuove e più severe misure di contenimento in massa fuggono dalla Lombardia – soprattutto i non residenti – verso sud dopo che è trapelata una bozza di decreto che ha scatenato il panico

In qualsiasi parte del mondo il premier si sarebbe dimesso, in Italia “Giuseppi” Conte accampa scuse e spiegazioni. E’ stato un sabato sera di follia quello di ieri sera in Lombardia, a causa dell’incompetenza del Governo giallo-rosso: in centinaia, probabilmente migliaia, hanno preso d’assalto treni, auto e ogni mezzo per “scappare” dalle misure restrittive per il Coronavirus prima che queste fossero applicate. Le immagini video sono della Stazione Garibaldi di Milano, ieri sera. Alcuni viaggiatori sarebbero saliti sui treni anche senza biglietto, preferendo una multa all’eventualità di restare nel capoluogo lombardo.

Un comportamento folle dettato dal panico, ma con un solo risultato: vanificare, almeno in parte, le misure di contenimento e rischiare seriamente l’ulteriore propagazione del virus verso le regioni del sud.

Un comportamento folle, ma prevedibile, gestibile e controllabile, da un governo serio. Governo serio che non è quello di Conte, del M5S, del PD e di LEU.

Dal governo ieri è infatti trapelata – non si sa ad opera di quale mente “geniale” – una bozza di un decreto con misure severissime che avrebbero esterso la zona rossa di contenimento del contagio da coronavirus.  Nella bozza si leggeva che l’ingresso e l’uscita dalla Lombardia e in 14 province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Marche – Piacenza, Rimini, Parma, Reggio Emilia, Modena, Pesaro e Urbino, Treviso, Venezia, Padova, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola – sarebbe stato consentito solo per motivi gravi e indifferibili di lavoro o di famiglia. Tali misure sarebbero rimaste in vigore almeno fino al prossimo 3 aprile.

A quel punto scoppia il caos. La bozza arrivata prima alle agenzie e poi ai quotidiani viene riportata senza esitazione, seppur precisando che si tratta di una bozza. L’effetto era ovvio e si concretizza soprattutto in tarda serata: chi può scappa dalla Lombardia e dalle zone interessate con treni, auto e ogni mezzo a disposizione, tutti con la paura di restare “imprigionati” in Lombardia fino al 3 aprile. Chi può, porta con sé anche le valigie, altri probabilmente e inconsapevolemente si porteranno anche il virus.

Solo a tarda notte il presidente del consiglio Conte prova a spiegare perché è potuta succedere una cosa simile: “E’ necessario chiarire quel che è successo, una cosa inaccettabile: un dpcm, che stavamo formando a livello di governo per regolamentare le nuove misure che entrano in vigore subito, lo abbiamo letto su tutti i giornali. Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani. Questa pubblicazione ha creato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare. Conte ha anche detto che fino alle 19 ancora riceveva le osservazioni dei ministri competenti e dei presidenti di regioni: “ma l’iter non era completato”. “Sarà consentito il rientro al proprio domicilio ma non possiamo più permetterci forme di aggregazione nelle aree previste dal decreto. D’ora in poi chi avrà febbre da più di 37,5 gradi e infezioni respiratorie è fortemente raccomandato di restare presso il proprio domicilio, a prescindere che sia positivo o no. Si contatti il medico curante. Adesso il decreto del presidente del Consiglio è stato elaborato nella sua versione definitiva: sono pervenute le osservazioni delle regioni e tra qualche ora sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sarà vigente”.

Già, tra “qualche ora” diceva stanotte Conte, dopo che chi era “scappato” dalla Lombardia era già in viaggio e ben lontanto dalle misure di sicurezza, magari verso le regioni del Sud già preoccupate per un sistema sanitario regionale poco pronto ad emergenze di questo tipo.

Un situazione fortemente problematica generata dall’incompetenza del Governo Conte che ieri ha ripetuto lo stesso errore di alcuni giorni fa. Non è infatti la prima volte che le disposizioni di un futuro decreto sul coronavirus arrivano alla stampa prima della pubblicazione ufficiale: era già successo con il caso delle scuole chiuse in tutta Italia fino al 15 marzo. La notizia era stata rilanciata anche dall’Ansa, salvo successivamente arrivare una “mezza smentita” dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, smentita infine ritrattata con la firma del decreto che confermava la chiusura delle strutture scolastiche.

Intato i governatori del sud con Emiliano della Puglia e Musumeci della Sicilia in testa chiedono misure di contenimento per chi in queste ore sta facendo ritorno dalle zone “contagiate” del nord.

Questo l’intervento del Presidente del Consiglio riguardo a quanto successo ieri sera e sul nuovo decreto firmato:

In diretta da Palazzo Chigi

In diretta da Palazzo Chigi

Gepostet von Giuseppe Conte am Samstag, 7. März 2020

Questo il contenuto del nuovo decreto da lancio Ansa:

Non è un “divieto assoluto”, spiega il premier Conte, “non si ferma tutto”, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.

“Non c’è più una zona rossa – spiega il premier – scomparirà dai comuni di Vo’ e del lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l’intera Lombardia e poi le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli,Padova, Treviso e Venezia. Qui fino al 3 aprile – per fare solo due esempi – saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro. Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire. Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia. E Conte assicura che si lavora anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi annunciato dal governo, incontrerà le opposizioni Ma, sottolinea, è il governo a gestire. L’altro fronte su cui il governo opera è quello sanitario: il premier annuncia la firma di un contratto per la produzione tutta italiana di 500 dispositivi al mese di rianimazione, con l’obiettivo di fare di più. E anche l’incremento della linea produttiva dei dispositivi di protezione come le mascherine. Ma poiché nelle aree dove il contagio è più forte gli ospedali fanno fatica, il presidente del Consiglio annuncia anche la possibilità di ridistribuire i pazienti tra le regioni. Intanto, l’appello ai cittadini è “entrare nell’ottica della responsabilità, senza furbizie” ma accettando qualche restrizione: il governo, assicura Conte, sta facendo la sua assumendo decisioni “coraggiose”.