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Israele: “Pronti per attacco via terra ” ma è un rischio: i vicoli di Gaza sono trappole e le perdite potrebbero essere numerose

L’esercito israeliano ha annunciato che sta preparando una attacco di terra, ma la guerra tra i vicoli di Gaza piene di trappole esplosive, con blitz improvvisi dei miliziani di Hamas nascosti tra i ruderi dei palazzi, per i militari di Israele potrebbe una trappola

I leader politici israeliani stanno decidendo se dare il via all’attacco via terra, il tenente colonnello Richard Hecht ha spiegato che le forze armate “si stanno preparando per una manovra di terra, se verrà decisa“. Israele ha richiamato circa 360mila riservisti dell’esercito e ha minacciato una risposta senza precedenti alla sanguinosa incursione di Hamas avvenuta lo scorso fine settimana.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato durissimo nei confronti di Hamas: “ogni membro dell’organizzazione fondamentalistaè un uomo morto”, ha detto Netanyahu annunciando un governo di emergenza con il leader dell’opposizione ed ex ministro della Difesa Benny Gantz. La nuova creatura politica avrà la durata della guerra in atto.

Chiaro l’obiettivo del nuovo governo: “Distruggeremo completamente e uccideremo Hamas, l’ISIS di Gaza. Scompariranno dalla terra, non esisteranno più, non accetteremo che bambini e neonati israeliani vengano uccisi e che tutto continui come al solito”, ha detto il ministro della Difesa, assicurando che le aree israeliane che circondano la Striscia sono state messe in sicurezza e che le sue truppe si stanno ora “concentrando sull’offensiva”.

Ma i piani di distruzione israeliani devono fare i conti con gli uomini di Hamas che al contrario degli attacchi precedenti, sembrano ben addestrati, quasi pronti ad attenderli: la guerra tra i vicoli di Gaza per Israele è un rischio.Benjamin Netanyahu, ne è consapevole è ha presentato l’invasione a Gaza come qualcosa di lungo e difficile.

L’esperto militare John Spencer, ha spiegato che “Le città sono piene di strutture ideali per scopi di difesa militare, ben al di là di quello che comunemente ci aspettiamo: grandi edifici governativi, complessi dirigenziali o impianti industriali hanno pareti e tetti in cemento armato massiccio e rinforzato con acciaio che li rendono capaci di resistere per un periodo non breve a molte armi, anche moderne. Chi si difende in un contesto urbano può usare migliaia di luoghi favorevoli nella giungla di cemento: parliamo di edifici, finestre, vicoli ma anche buche delle fogne e spesso veri e propri bunker, dove nascondersi senza paura di essere scoperti o anche solo raggiunti facilmente”.

Spencer ha detto anche di non dimenticare i famigerati tunnel di Hamas: “Non visti, i difensori possono anche scegliere il momento del contatto con la forza in avvicinamento: insomma, possono applicare tattiche di guerriglia (trappole esplosive, imboscate, attentati a singoli o pattuglie isolate) per attaccare e poi sparire nel nulla”.

L’esperto militare ricorda recenti eventi in condizoni simili: “Non si deve pensare che per ovviare a tutto questo sia sufficiente radere al suolo fisicamente i grandi edifici per togliere punti di riferimento ai difensori: i casi di Mariupol, Severodonetsk e Bakhmut dimostrano che questo non è cosa né semplice né immediata: se gli spazi aperti a colpi di missile e di bulldozer sembrano il terreno ideale per le avanzate rapide, in realtà sono il regno dei cecchini che colpiscono truppe scoperte e il posto perfetto dove disperdere mine anticarro e antiuomo, la cui realizzazione da parte di Hamas è quasi certa. Per non parlare dei droni di entrambe le parti, che nelle città diventano gli occhi lunghi degli schieramenti, anche se sono particolarmente esposti e richiedono un continuo ricambio. Insomma, chi è assediato potrebbe finirli, presto o tardi”.

Hamas dunque ha solo l’interesse di trascinare l’Idf in una guerra urbana lunga e logorante e gestire gli ostaggi non fino al loro esaurimento, ma per legittimare mediatori terzi: nessun ostaggio vuol dire guerra ancora più totale. La posta in palio è alta per entrambi: per Israele vale la sicurezza, per Hamas l’esistenza.