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La Svizzera blocca l’invio a Kiev di 100 carri armati ‘italiani’, ma acquistati da un’azienda elvetica

I mezzi erano del nostro esercito ma sono stati acquistati da un’azienda svizzera, anche se attualmente si trovano ancora sul territorio italiano

La Svizzera in rispetto delle sue leggi nazionali sulla sua neutralità, ha bloccato l’esportazione in Ucraina di quasi 100 carri armati di produzione italiana che si trovano sul nostro territorio ma che sono di proprietà di un’azienda della Confederazione.

Nello specifico si tratta di 96 carri armati Leopard 1 A5 dismessi e mai utilizzati. Berna ha posto il veto sull’invio di questi mezzi in Ucraina, citando le sue leggi sulla neutralità della nazione. Come scrive il Financial Times i carri armati non sono mai stati in servizio in Svizzera e non sono mai stati destinati all’esercito elvetico. Tutti e 96 i mezzi sono rimasti in deposito in Italia, dopo essere stati acquistati nel 2016 dal produttore di armi svizzero Ruag dall’esercito italiano con una transazione privata.

“Il Consiglio federale è giunto alla conclusione che la vendita dei 96 carri armati non è possibile ai sensi della legge nella sua forma attuale. In particolare, tale vendita sarebbe contraria alla legge sul materiale bellico e comporterebbe un allontanamento dalla politica di neutralità della Svizzera”, ha dichiarato il Consiglio federale, il braccio esecutivo del governo svizzero composto da sette persone. L’attuale veto è in linea con le precedenti decisioni del governo elvetico.

Già lo scorso ottobre la Svizzera aveva bloccato la Germania che voleva donare all’Ucraina antiquati proiettili antiaerei di fabbricazione svizzera conservati nelle scorte tedesche, facendo valere una clausola del contratto che richiede l’autorizzazione di Berna per il loro successivo utilizzo.

La Svizzera è un paese che ha nella sua costituzione lo status di neutralità che ha ribadito più volte vuole assolutamente mantenere, non si è comunque tirata indietro ad inviate aiuti in Ucraina in altre forme non militari,