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L’Italia dice addio alla Via della Seta e abbraccia l’India: Meloni lo annuncia al Primo Ministro cinese al G20

Washington ordina, Roma obbedisce, come è nella natura degli schiavi e delle colonie: al G20 l’Italia di Giorgia Meloni lascia la Via della Seta cinese e aderisce al corridoio “alternativo” via India voluto dagli Usa


In pieno svolgimento del G20 in India, il presidente italiano Giorgia Meloni, ha comunicato al capo del governo cinese, Li Qiang, la fine della partecipazione italiana alla Via della Seta, progetto strategico cinese  a cui Roma aveva aderito nel 2018 col governo di Giuseppe Conte. Meloni ha comunicato la sua decisione in un lungo incontro con l’omologo cinese durato ben tre volte più del previsto: una decisione che evidentemente rischia di scuotere il mondo delle relazioni internazionali e soprattutto dei rapporti futuri tra Roma e Pechino. 

La fine della Via della Seta però, nei proclami della Meloni, dovrebbe avvenire in modo “soft”, qualsiasi cosa questo possa significare nella realtà dei complessi rapporti tra una superpotenza ostile alla NATO ed un paese che si limita a prendere ordini da USA, UE e NATO. Da quanto si apprende da fonti italiane, Li Qiang avrebbe tentanto fino all’ultimo di far desistere Giorgia Meloni dal rescindere dall’intesa, ricordando i benefici avuti da tale accordo. Un’uscita che secondo Roma dovrà avvenire con “il massimo rispetto” delle autorità cinesi e del Presidente Xi Jinping, che però sicuramente sarà non poco infastidito dalla cosa, considerato che ad ottobre celebrerà il decennale dell’iniziativa strategica. Per questo la Meloni vuole indorare la pillola rilanciando, almeno a proclami e parole, il partenariato strategico italo-cinese – avviato dall’allora premier Silvio Berlusconi nel 2004 – che compirà vent’anni a maggio.

Lasciando stare infatti le frasi di circostanza da Istituto Lvce, è bene ricordare che l’Italia rischia di ritrovarsi sola davanti al gigante asiatico, rischiando sia ritorsioni economiche, ma soprattutto di ritrovarsi una superpotenza ostile in aree fondamentali per la nostra economia come Medio Oriente e Africa, dove – secondo le mere speranze italiane – “non si deve combattere ma competere. E possibilmente collaborare”.

E che “non si deve competere, ma collaborare” la leader di Fratelli d’Italia l’ha dimostrato sempre a questo G20 in contemporanea con la rottura con la Cina, dando l’assenso ad un nuovo progetto sponsorizzato dagli Stati Uniti – che vogliono così insinuarsi nei tesi rapporti di confine sino-indiani – proprio in chiave anti-Via della Seta, ossia un progetto alternativo di corridoio economico e infrastrutturale per collegare India, Medio Oriente e Europa. Questo corridoio, di cui al G20 si sono firmati diversi memorandum, noto come Pgii – Partnership for global infrastructure and investment and India-Middle East-Europe economic corridor -, mira a creare una grande infrastruttura strategica, marittima e ferroviaria, che stanzia risorse per 600 miliardi di dollari.

La decisione di Meloni però non stupisce, del resto proprio lei è stata tra coloro che hanno criticato apertamente e più aspramente la Russia per “l’aggressione” all’Ucraina e e definito l’uso delle forniture energetiche russe come “arma di ricatto”. Insomma, Roma scendiletto di Washington al G20, mentre la stessa Meloni si affanna a dire di non aver subito pressioni dagli USA, evidentemente la sua è una scelta ideologica, forse in realtà il suo partito si chiama “Fratelli d’America”, dato che fa più gli interessi d’oltreoceano che quelli italici.