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L’Italia “grazie” alle sanzioni è diventato il 2° importatore di petrolio russo d’Europa… ma non dovevano tagliare?

“È paradossale, con le sanzioni l’Ue avrebbe voluto penalizzare le importazioni di beni energetici russe ma in questo caso sta ottenendo l’effetto opposto”

È il commento di Alessandro Tripoli, segretario generale di Femca Cisl per le province di Siracusa e Ragusa interpellato dal Financial Times. Il sindacalista qualche settimana addietro aveva lanciato l’allarme sulle ricadute occupazionali di un ipotetico embargo al petrolio di Mosca sulla raffineria siciliana di Lukoil, che dà lavoro a un migliaio di persone a cui se aggiungono 2.500 nell’indotto.

La gran parte del petrolio russo che arriva in Italia infatti, è destinato alla raffineria Isab di Augusta, in Sicilia che è controllata dal colosso russo Lukoil, che con la sua capacità di 16 milioni di tonnellate l’anno, è di fatto la più grande raffineria italiana.

Ma andiamo al paradosso. Prima delle sanzioni il petrolio che viene raffinato nello stabilimento siciliano proveniente dalla Russia era solo il 30% del totale, ora a causa delle sanzioni è del 100% e questo perché anche se il gruppo non è soggetto direttamente a sanzioni, non può più ricevere finanziamenti dalle banche europee. Di conseguenza, la raffineria siciliana non disponendo dei fondi necessari ad acquistare sul mercato petrolio di altra provenienza e costretta ad affidarsi esclusivamente alle forniture della società madre, facendo aumentare la quantità di greggio russo che arriva in Italia.

La raffineria siciliana è stata fondata nel 1972, poi nel 2008 è stata acquisita da Litasco, società svizzera controllata dalla russa Lukoil. Nello stabilimento arriva circa un quinto del petrolio che arriva in Italia, che dopo lavorato diventa benzina, gasolio etc, e viene esportato in decine di paesi. La raffineria inoltre è in grado di trattare una cinquantina di qualità di greggio e il 90% dei prodotti ottenuti viene poi rivenduta via nave.

Ma non è tutto, non solo in Sicilia, gli arrivi di petrolio russo risultano sono in forte aumento anche al porto di Trieste che è collegato tramite il gasdotto Transalpine con due raffinerie in Germania che sono in parte di proprietà di Rosneft, altro colosso statale russo.

In maggio le importazioni italiane di petrolio russo hanno raggiunto i 450mila barili, il massimo dal 2013 e il quadruplo rispetto allo scorso febbraio. Numeri che fanno del nostro paese il primo acquirente europeo di carichi navali di greggio russo davanti all’Olanda.