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Messina Denaro risponde ad un interrogatorio: “Se non fossi stato malato non mi avreste preso”

Matteo Messina Denaro, con il suo noto “piglio” denigra l’operato della Polizia: “Senza la malattia non mi avreste preso”, quasi a volere confermare le voci che vogliono il suo arresto una consegna volontaria

È quanto ha detto Matteo Messina Denaro nel corso dei soli due interrogatori nei quali alla presenza dell’avvocato Lorenza Guttadauro, sua nipote in quanto figlia della sorella Rosalia, arrestata per mafia, ha accettato di rispondere alle domande del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido e, a seguire anche a quelle del giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto.

Il boss ha detto che a causa della sua malattia, è stato costretto ad assumere una vera identità, perché, un esempio per tutti, è impossibile andare in una clinica sanitaria senza dare il numero di un cellulare per farsi ricontattare. Dunque per necessità ha dovuto mettere da parte le precauzioni che per 30 anni lo hanno reso un fantasma, anche se a dire il vero, non è che si sia rinchiuso in una caverna isolata, ma come stanno dimostrando le indagini, almeno negli ultimi anni è stato in bella vista a muoversi indisturbato per le vie di Campobello di Mazara e non di rado andava anche a Palermo. Poi è arrivata la malattia e tutta la sua vita di colpo è cambiata, obbligandolo per curarsi ad abbassare le difese.

Durante i due interrogatori, Messina Denaro con atteggiamento ambiguo ma cortese come suo solito, ha negato la sua appartenenza a Cosa Nostra e di conseguenza ha rigettato le accuse che gli sono state mosse, da quella meno grave, relativa alla tentata estorsione del 2013, fino all’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.