Nonostante il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo
L’eccesso ponderale è molto spesso correlato ad un’alimentazione scorretta, caratterizzata dal consumo di cibo-spazzatura, al quale, occorre sottolinearlo, è assolutamente impossibile resistere.
In tal senso stupisce ed irrita l’affermazione, spesso ripetuta dai responsabili delle industrie alimentari, secondo cui l’ondata di obesità non sarebbe da imputare ai loro prodotti, quanto all’incapacità dei consumatori di moderarne l’assunzione.
Perché stupisce ed irrita?
Perché le industrie alimentari lavorano da anni alla creazione di cibi che stimolino il piacere, fino all’assuefazione e alla dipendenza, rendendoli di fatto irresistibili: una volta che avrete iniziato a mangiarli non potrete più fermarvi.
Il Bliss Point, o punto di beatitudine, tanto caro alle industrie alimentari, non è altro che quell’esatto mix di zuccheri, grassi e talvolta di sale capace di madare in estasi qualsiasi essere umano che gusta un particolare cibo.
Di grande importanza nel raggiungimento del Bliss Point, è il ruolo degli zuccheri che, seppur non chiaramente percepiti, rendono irresistibile un alimento: per questo motivo, anche nella produzione di prodotti che apparentemente poco hanno da spartire con questi ingredienti, come pane, pasta, pizza, salse, salumi, carni lavorate, bibite e succhi, gli zuccheri sono largamente presenti.
Per disfarsi della dipendenza dal cibo spazzatura, quindi, non può essere sufficiente solo uno stimolo razionale, quale quello di maggiore attenzione e cura alla nostra salute, ma bisogna intervenire sugli elementi istintivi e impulsivi dettati dall’alimentazione.
Detto in altri termini, occorre riabituare il cervello a farsi piacere i cibi sani. E’ questa la conclusione di uno studio dello USDA Human Nutrition Research Center on Aging (USDA HNRCA) della Tufts University, pubblicato sulla rivista “Nutrition & Diabetes”.
Una serie di scansioni cerebrali effettuate su uomini e donne hanno suggerito che è possibile invertire il potere coinvolgente del cibo spazzatura, aumentando invece la preferenza per quello sano.
“Noi non iniziamo la nostra vita amando le patatine fritte e odiando invece la pasta integrale – afferma la ricercatrice Susan B. Roberts, co-autrice dello studio. Questo condizionamento avviene nel tempo in risposta all’alimentazione.”
Lo studio ha dimostrato che si può riallenare il nostro cervello a preferire cibi salutari, realizzando una sorta di rieducazione alimentare ed annullando la dipendenza da zuccheri semplici (dolciumi, merendine, prodotti da forno confezionati…).
In tal modo si può riabituare l’organismo a godere dei benefici di un’alimentazione sana caratterizzata da frutta, verdura, yogurt, carne e pesce freschi e non già precotti e pronti all’uso.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.