Il consigliere di Sciacca e noto operatore Culturale scrive al Ministro della Cultura Dario Franceschini chiedendo che operatori e maestranze dello Spettacolo non vengano dimenticati, perché il covid-19 ha fatto depositare: “un leggero ma pesantissimo strato di polvere sui sipari di tutta Italia, che li appesantisce”
Di seguito la lettera integrale di Salvatore Monte, consigliere al civico consesso saccense e noto operatore culturale al Ministro Dario Franceschini.
“Gentile Ministro, per un trentacinquenne, probabilmente, questa è la più drammatica esperienza mai vissuta fino ad oggi. Abbiamo visto, nel giro di pochi giorni, sgretolarsi interi sistemi che credevamo essere indistruttibili. Il Covid-19, con l’impeto e la forza distruttiva di un tornado, ha spazzato via le nostre certezze, le nostre ambizioni, i nostri programmi.
La fase di ripresa sembra, ancora, molto lontana; auspicata incessantemente da tutti noi da che, da un mese, rispettiamo le regole rimanendo sigillati in casa. Ho avuto modo di approfondire tutte le misure poste in essere dal Governo per alleviare le sofferenze degli Italiani; scelte che, ovviamente, non possono piacere a tutti.
Da operatore culturale che le scrive dalla Sicilia, Le chiedo a gran voce di mettere in campo tutte le sue forze per trovare misure a sostegno del mondo dello Spettacolo o, meglio ancora, della “Creatività italiana”. Non le nascondo che abbiamo paura. Temiamo che quel comparto, spesso definito “poco utile” alla sopravvivenza della nostra società, possa subire un colpo talmente deflagrante da bloccarne lo sviluppo. Ad oggi ho avuto modo di leggere l’accorato appello di innumerevoli direttori dei più grandi teatri Italiani che, preoccupati, auspicano una celere ripresa.
Oggi il nostro mondo teme che il Corona Virus soffochi la nostra creatività, quella di migliaia di autori, attori, ballerini, cantanti, registi, coreografi, costumisti, scenografi. Abbiamo paura, temiamo che la ripresa possa essere cosi lenta da arrestare il buon funzionamento di enti, fondazioni, case di produzione, teatri e perché no migliaia di Associazioni Culturali che, dopo questa fase di stasi, non potranno permettersi una ripartenza. Sarebbe un disastro. La nostra nazione, nota al mondo per l’arte, per la bellezza e per la creatività si troverebbe a far i conti con una mattanza senza precedenti. Siamo artisti, siamo operatori del settore e comprendiamo bene quello che c’è all’orizzonte. Le chiediamo sostegno, supporto.
Le chiediamo di ricordarsi di noi quando metterete in atto le diverse fasi di ritorno alla normalità. Non considerateci il “Fanalino di coda”, non lo meritiamo. Ricordatevi di noi negli aiuti, nei sostegni, nelle misure prive, forse, di estrema burocrazia. Anche i figli ormai maturi e con famiglia sul gruppone si ritrovano, ad un certo punto della loro vita, a correre per chiedere soccorso al padre. Noi stiamo vivendo quel momento. Auspichiamo che tutte le misure che adotterete non incuteranno paura nel nostro pubblico. Lo chiediamo a gran voce, lo chiediamo speranzosi. I sipari di tutta Italia, dai più piccoli ai più grandi, hanno già un leggero ma pesantissimo strato di polvere che li appesantisce. E’ arrivato il momento, insieme, di programmare, di progettare un ritorno in grande stile, cosi come il passato della nostra Nazione ci insegna”.
“Là dove è l’arte è vinto ogni mistero. Chi dona un tempio all’arte sviluppa la vita di un popolo”.
Redazione Fatti & Avvenimenti