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Stop facilitazione visti per turisti russi in UE: una “mezza misura” da un miliardo di danno all’Italia

L’UE, ancora fondamentalmente divisa, trova forzatamente una linea comune sui visti per i russi, ma non è un blocco totale. Ad opporsi diversi Paesi tra cui Germania, Francia e Ungheria. “Una mezza misura” secondo gli ucraini, ma che all’Italia fa un danno da un miliardo di euro 

I ministri degli Esteri dell’UE, dopo distinguo e divisioni, ieri hanno raggiunto un accordo che vede la sospensione dei visti facilitati per i russi. Ad annunciarlo Josep Borrell, secondo cui la sospensione serve a prevenire lo “shopping dei visti” dei cittadini russi che cercano di entrare nell’Unione Europea per turismo. Con questo accordo la procedura di ottenimento del visto diventa più complicata burocraticamente e costosa, oltre ad allungarne i tempi.

A volere un provvedimento restrittivo sul turismo russo, sono stati i Paesi Baltici e scandinavi, che – ad eccezione della Finlandia – hanno uno scarso patrimonio artistico, culturale e monumentale, e che dal mancato turismo russo non subirebbero gran danno.

Chi invece è stato contrario fin dal primo momento, sono quei Paesi, tra cui le due big Francia e Germania con la solita Ungheria, che al contrario, prima del conflitto in atto, venivano visitati dai russi (quelli con tanti soldi da spendere) e che adesso non vogliono rinunciare neanche al turista russo “normale”.

Insomma un provvedimento frutto di una mediazione che alla fine scontenta tutti, sia chi voleva un blocco totale che chi non lo voleva affatto. Intanto le dichiarazioni russe non lasciano presagire nulla di buono:”Se Bruxelles decide di spararsi sui piedi, è una sua scelta”, ha commentato il vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko, citato da Ria Novosti, che ha aggiunto: “La violazione, l’elusione o il ritiro dell’Unione Europea dall’accordo di facilitazione dei visti con la Russia non rimarranno senza conseguenze”. Mosca dunque per rappresaglia, potrà prendere misure simmetriche o asimmetriche.

Ma ad essere scontenti di questo provvedimento sono proprio tutti, ucraini compresi, con il Ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, che ha definito la decisione dell’Ue una “mezza misura“, aggiungendo che “Siamo in un momento in cui l’era della pace in Europa è finita, così come l’era delle mezze misure. Le mezze misure contro la Russia sono esattamente ciò che ha portato all’invasione su vasta scala del 24 febbraio”.

Una mezza misura ma che all’Italia può costare cara, infatti secondo i dati diffusi nel 2020 dalla Banca d’Italia sull’anno 2019, quindi in periodo pre pandemia, i turisti russi che venivano da noi spendevano intorno al miliardo di euro all’anno, soldi che adesso difficilmente vedremo.

Nello specifico, a subire maggiormente una contrazione degli arrivi sarebbero le città d’arte: i vacanzieri in arrivo dalla Russia, infatti, negli ultimi anni hanno prediletto le mete culturali (59% della spesa) e, in misura minore, le località balneari (27%), utilizzando in prevalenza strutture ricettive come villaggi e alberghi. Per Rimini, i cittadini della Federazione rappresentano il secondo mercato, per Milano il sesto e per Venezia il dodicesimo.

I russi, secondo gli stessi dati elaborati da LaVoce.info, sono tra i viaggiatori nel mondo con la spesa pro capite più alta, 896 dollari, e, se si escludono i viaggi nelle ex-repubbliche sovietiche, l’Italia costituiva la sesta destinazione, dopo Turchia, Finlandia, Cina, Thailandia e Germania, per un totale di un 1,8 milioni di arrivi nel 2019.

Per il turismo italiano, la Russia costituiva il decimo mercato per numero di arrivi e addirittura l’ottavo per numero complessivo di presenze: 5.819.444, comunque in calo rispetto al picco di quasi 8 milioni del 2013. Per avere un termine di paragone, le presenze in Italia erano superiori, seppur di poco, anche a quelle provenienti da Spagna e Cina.