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Anche le Regioni come la Lega chiedono il coprifuoco alle 23: Draghi è irritato ma non molla


Anche le Regioni – tutte – chiedono come la Lega di posticipare il coprifuoco alle 23 e una deroga ai servizi di ristorazione per permettere la riapertura sia al chiuso che all’esterno per pranzo e cena. Draghi al momento non molla, ma sarebbe irritato

I presidenti delle Regioni dai leghisti Fedriga e Zaia, passando da Toti e finendo al dem Michele Emiliano, già in Conferenza Stato-Regioni e prima di scrivere al premier Draghi, avevano chiesto all’esecutivo di cambiare il testo del nuovo dl, ritenuto troppo restrittivo. L’ira dei governatori è concentrata sopratutto sul coprifuoco che volevano posticipato alle 23 per consentire ai ristoratori di avere quel margine necessario per farli lavorare, oltre alla deroga per i servizi di ristorazione al chiuso per consentirgli di restare aperti come quelli all’aperto, rispettando le rigide regole anticovid.

Un pressing sul presidente del Consiglio, che secondo le solite voci si corridoio sarebbe “piuttosto irritato” e che al momento resterebbe fermo su quando varato solo ieri. Ma le pressioni sono forti e rumorose come quelle di Matteo Salvini abile a veicolare nelle piazze ogni piccolo movimento ed ingigantirlo, alle quali si aggiungono quelle dellle Regioni, che forse per il cambio di gestione oggi a guida del leghista Luca Zaia, hanno cavalcato l’onda..

A ruota ci sono anche i comuni oltre a Iv. e Forza Italia che appoggiano, ma con “discrezione” le proteste, nel tentativo di strappare un po di consenso elettorale. Infine ci sono i ristoratori con i loro dipendenti, tutte le attività commerciali, variamente intese, che ormai sono stabilmente nelle piazze, nelle strade e autostrade – bloccandole – al grido di “Io apro!”.

A tutto questo variegato mondo sia aggiunge FdI, con una Giorgia Meloni che pare non sbagliare una mossa e forte del fatto di essere l’unica opposizione, continua a rubare consenso a manca, ma molto più a destra, come riporta la Ghisleri, storica sondaggista di Berlusconi, – che da sempre  non sbaglia un’elezione – che continua a registrare la discesa della Lega e la rapida, fulminea, ascesa di FdI.

Giorgia Meloni abile nel martellamento costante, continua a rubare voti e consensi nei sondaggi e negli indici di popolarità. Matteo Salvini ovviamente non gradisce e a costo di sfiorare una crisi di governo formale, continua ad alzare l’asticella del dissenso all’interno del governo.

Il premier Draghi pressato da molti lati non molla e il limite di orario resta fissato alle 22, almeno fino alla metà del mese prossimo, quando sulla base del monitoraggio del 14 maggio, sarà rivisto il dl riaperture e in base all’evoluzione dell’epidemia nel Paese e ai numeri delle vaccinazioni, si valuterà se introdurre cambiamenti.

Proteste inutili quindi? Forse no, appare infatti improbabile che la fine di questo dl, fissato al 31 luglio, possa essere rispettato. Ma per ora il Governo tira dritto nonostante l’ira di Regioni, Salvini e categorie. varie