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Ars. Musumeci perde la maggioranza, la LEGA esce e ora per governare dovrà ufficiliazzare “l’inciucio” con il PD


Musumeci ha trovato la “quadra” per il suo governo, ma ha perso la maggioranza a Sala d’Ercole.

Nella lista dei dodici assessori designati, non c’è nessuno che rappresenti la Lega di Salvini, che oggi ufficializza la sua uscita dalla maggioranza e l’adesione al gruppo misto.

Angelo Attaguile, segretario nazionale del movimento Noi con Salvini e deputato del Carroccio, conferma, quanto già annunciato ieri. “Usciamo da questa maggioranza politica e all’Ars andremo al gruppo Misto. Faremo un’opposizione costruttiva, valutando di volta i volta i singoli provvedimenti proposti dal Governo”.

Poi spiega i motivi di questa decisone puntanto il dito contro Fratelli d’Italia. “La nostra posizione non è contro Musumeci che abbiamo sostenuto dal primo momento, ma questa ricorsa alle poltrone non ci appartiene. Fratelli d’Italia non ha rispettato i patti siglati durante la campagna elettorale. E’ un comportamento da vecchia politica inconciliabile con noi”.

La Lega ha eletto un solo candidato, Tony Rizzotto, che è quel 36esimo deputato che garantiva una maggioranza risicata a Musumeci, dunque, un “numero” fondamentale per governare.

Ed è qui che ora si apre ufficilamente ciò che già si sapeva ufficiosamente, Musumeci per andare avanti ha bisogno di un’altra lista con numeri solidi, che gli venga in supporto. Ecsludendo il M5S, per ovvi motivi, l’unico ad avere questi numeri è il PD.

E così gli “esperti mediatori” della coalizione già al lavoro da tempo, stanno assicurandosi una maggioranza ampia, in grado di sopperire questa perdita e anche – future – altre possibili.

Tutto ruota intorno alla presidenza dell’Ars destinata a Gianfranco Miccichè, che per evitare possibili “agguati”, pare abbia già un accordo con il PD con uno scambio di voti alla pari, che consentirebbero al forzista di garantirsi l’agognata poltrona e con i suoi voti garantire la vice presidenza ai DEM, che andrebbe ad uno tra Lupo o Cracolici e così, il gruppo parlamentare più folto con 20 deputati, cioè il M5s, restrebbe tagliato fuori.

Per molti politologi, l’accordo già c’è e poi sarebbe quell’anticipazione – tanto vociferata – di quello che potrebbe accadere dopo le elezioni nazionali in quel di Roma.