⦿ Ultim'ora

Case popolari nel degrado. Simone Di Paola: “Mandare un segnale forte alla Regione”


Parla di “indegne condizioni”  in cui versa a Sciacca il patrimonio edilizio delle cosiddette case popolari, il consigliere del PD Simone Di Paola.

Intendiamoci, dice subito il consigliere: “l’istituzione dell’edilizia economica e popolare è stata in passato una delle espressioni più nobili di un paese che voleva dare risposte a chi sta peggio e comunque ha diritto ad una casa, a prescindere dalla propria condizione economica, sociale ed occupazionale; oggi invece questo tema rappresenta la plastica manifestazione di una classe politica del tutto indifferente ai bisogni di quanti vivono nel disagio sociale e perciò stesso indegna di chiamarsi tale.

In Sicilia poi la vergogna si fa tragedia, avendo a che fare con Governi regionali, quali quelli succedutisi in questi decenni, che hanno via via svuotato di funzioni e risorse, umane e finanziarie, le IACP fino a farli diventare dei contenitori vuoti ed inutili; da anni ci sarebbe bisogno di investire sulla riqualificazione, messa in sicurezza ed ammodernamento dei complessi popolari, da anni i cittadini affittuari rivendicano il diritto di poter vivere in condizioni di sicurezza e decoro, innanzitutto sotto il profilo igienico sanitario, ma la loro voce rimane inascoltata.

Per non parlare dell’enorme necessità di mettere in campo un grande piano, non solo finalizzato alla manutenzione dell’esistente, ma soprattutto alla realizzazione di nuovi complessi abitativi da assegnare a chi vive nel bisogno, in primis alle giovani coppie che non possono sposarsi perché impossibilitate a permettersi un canone d’affitto normale.

Di tutto questo non si parla, quesito questi cittadini non esistessero o fossero cittadini di serie B.

Sarebbe auspicabile, – ritiene Di Paola -specie in tempi di vacche magre, che Sciacca, Ribera e tutti i Comuni affini territorialmente unissero le loro forze, mandando alla Regione un inequivocabile ed unitario segnale di dissenso rispetto ad un tema che non può continuare a restare lettera morta; sarebbe opportuno che le drammatiche condizioni in cui versano i complessi abitativi popolari dell’intero comprensorio diventassero oggetto di una battaglia comune, che i comuni imparassero a fare fronte, anziché muoversi a compartimenti stagni, che la voce dei cittadini si alzasse ancora più forte e finalmente unita nel dire che vivere nell’umidita, con l’acqua che piove in testa ed in condizioni di totale assenza di sicurezza non è più cosa tollerabile.

Ciò che mi aspetto è che sin da subito i cittadini che vivono in condizioni inumane sapessero che ci si occupa di loro, che i loro problemi hanno per chi governa il medesimo diritto di cittadinanza di altri, parimenti meritevoli questioni”.